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Le 6 regole dell’Oms per uscire dal lockdown: a che punto è l’Italia

Immagine di copertina
Il Direttore generale Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. Credit: EPA/SALVATORE DI NOLFI

Le 6 regole dell’Oms per uscire dal lockdown: a che punto è l’Italia

Sono sei le regole che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha stabilito per aiutare i governi a uscire dalla fase di lockdown o chiusura disposta per far fronte all’emergenza Coronavirus. Un virus che – come ha sottolineato la stessa Oms, è 10 volte più mortale rispetto al virus dell’influeza H1N1 apparso nel marzo 2009 in Messico (la cosiddetta febbre suina) e la cui epidemia potrà essere fermata solo quando si troverà un vaccino.

L’Oms chiede che l’allentamento delle misure di contenimento della diffusione del Covid-19 sia lento. “I dati raccolti in diversi paesi ci danno un’immagine più chiara di questo virus, del suo comportamento, del modo per fermarlo”, ha dichiarato ieri il leader dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, durante la teleconferenza stampa dal quartier generale dell’organizzazione a Ginevra. “Sappiamo che si diffonde rapidamente e sappiamo che è mortale, 10 volte più del virus responsabile dell’epidemia di influenza del 2009. Ogni Paese dovrebbe attuare una serie completa di misure per rallentare la trasmissione del Covid-19 e salvare vite umane, con l’obiettivo di raggiungere una condizione stabile di basso livello o nessuna trasmissione”.

Le sei regole

L’Oms ha indicato “sei criteri per i Paesi che stanno considerando di revocare le restrizioni”. Il primo è che la diffusione del virus sia “tenuta sotto controllo”. Su questo in Italia, dopo oltre un mese di chiusura pressoché totale, i numeri iniziano a fornire i primi risultati, all’arrivo del 4 maggio, con l’arrivo della “fase 2” dovremmo quindi essere a buon punto. Il secondo criterio è che “le capacità del sistema sanitario sono in atto per rilevare, testare, isolare e trattare ogni caso di Covid-19 e rintracciare ogni contatto“: su questo tema, nonostante l’aumento del numero dei tamponi eseguiti giornalmente, bisogna ancora lavorare. Necessita di ulteriori sforzi anche la questione dell’isolamento, visto che non sempre chi è in quarantena nel proprio domicilio perché positivo ha modo di restare davvero isolato dagli altri componenti del nucleo familiare. Per questo alcune Regioni si stanno attrezzando per creare dei Covid residence a loro dedicati.

 

La terza regola è che “i rischi di epidemia sono ridotti al minimo in contesti speciali come strutture sanitarie e case di cura“. Su questo l’Italia – come dimostrano i focolai legati alle Rsa – ha ancora diversa strada da fare. La quarta riguarda la previsione di “misure di prevenzione nei luoghi di lavoro, nelle scuole e in altri luoghi in cui è essenziale che le persone vadano”: non a caso, questo è uno dei punti su cui sta lavorando il comitato di esperti, e sembra essere già a buon punto.

La quinta è che “i rischi di importazione possono essere gestiti”. Per evitare il rischio dei contagi “di ritorno”, resterà in vigore ancora a lungo la regola dei 14 giorni di quarantena per chi rientra dall’estero in Italia, questo dovrebbe farci stare tranquilli. L’ultima regola  riguarda i singoli cittadini, perché le comunità devono essere “pienamente istruite, impegnate e autorizzate ad adeguarsi alla ‘nuova norma’”. Metterli in condizione di poter conoscere e rispettare le regole – ad esempio rendendo disponibili e accessibili le mascherine – è la sfida che affronterà il governo nelle prossime tre settimane.

A queste regole si aggiunge l’esortazione dell’Oms affinché le misure di confinamento nella lotta al Coronavirus non pregiudichino i diritti umani. “Chiediamo a tutti i Paesi di assicurarsi che lì dove sono usate misure di ‘confinamento a casa’, non siano a scapito dei diritti umani”, ha affermato Ghebreyesus. “Ogni governo deve valutare la propria situazione, tutelando al contempo tutti i cittadini e soprattutto i più vulnerabili”.

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