Sempre più bimbi stranieri nelle scuole italiane: in Emilia, Lombardia e Veneto uno su quattro non ha la cittadinanza
Nelle scuole italiane ci sono sempre più studenti con cittadinanza straniera, nella maggior parte dei casi si tratta di ragazze e ragazzi perfettamente integrati perché nati nel nostro Paese e in attesa di compiere la maggiore età per ottenere la documentazione necessaria per essere riconosciuti cittadini italiani. Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero dell’Istruzione e del merito ai sindacati ci sono 889mila alunni iscritti nelle nostre scuole statali e paritarie: 814mila e 500 nelle pubbliche e 74mila e 500 nelle private.
Facendo riferimento solo alle prime, di cui si conosce il numero aggiornato di alunni totali, nella scuola dell’infanzia la quota di bambini stranieri è del 13,4%. E alla primaria si tocca quota 14%. Circa un bambino ogni sette. In Emilia Romagna la concentrazione maggiore di bimbi stranieri, più di uno su quattro (28%), ma anche in Lombardia (25%) e Veneto (24%), regioni in cui le famiglie provenienti dai paesi stranieri preferiscono trasferirsi in cerca di un futuro migliore. Nell’anno corrente più di un alunno su 9 (l’11,7%) della scuola media non ha la cittadinanza italiana, dato che cala alle superiori, dove la percentuale è del 7,8%. Ma in entrambi i casi c’è un incremento rispetto a dieci anni fa.
I nativi da almeno un genitore italiano calano inesorabilmente, mentre gli alunni con entrambi i genitori nati all’estero ammontano complessivamente a 889mila: di questi gran parte sono nati in Italia e conoscono i dialetti regionali. Nell’anno scolastico 2020/2021 gli alunni stranieri-italiani ammontavano a due su tre: il 67%. E alla materna raggiungevano addirittura l’83%. Dati che hanno più volte fatto riflettere sulla necessità di dotarsi di una legge nota come “ius scholae”, che dia la possibilità di far acquisire la cittadinanza italiana dopo aver completato un ciclo scolastico invece che soltanto su richiesta al compimento dei 18 anni.