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Scuola, gli insegnanti italiani sono molto indietro con la tecnologia: la denuncia di Ocse-Pisa

Immagine di copertina
Un momento degli esami di maturità 2020, fortemente influenzati dall'emergenza Coronavirus (Credits: ANSA/LUCA ZENNARO)

Scuola, tecnologia e competenze digitali: in Italia insegnanti molto indietro

In un periodo storico così complicato, in cui a causa dell’emergenza Coronavirus la scuola in Italia ha dovuto convivere e sfruttare al meglio la tecnologia per la didattica a distanza, arriva l’allarme del Programma Ocse-Pisa: gli insegnanti italiani sono molto indietro rispetto ai loro colleghi degli altri Paesi per quello che riguarda le competenze digitali. Secondo l’ultimo report, che analizza i dati aggiornati al 2018 e raccolti tra una platea di studenti di 15 anni, quindi del secondo superiore, i nostri docenti sono al 72esimo posto sui 79 disponibili per capacità di interagire con gli strumenti tecnologici. Un risultato davvero disastroso. Va meglio invece agli alunni, visto che la maggior parte di loro ha a sua disposizione dei computer all’altezza e una buona connessione internet.

Il Programma pubblico internazionale Ocse-Pisa, che ha lo scopo di verificare la qualità dell’educazione scolastica del mondo, ha messo a confronto i dati di 79 Paesi, non tutti industrializzati. Il quadro che ne è emerso, proprio oggi che la tecnologia è diventata centrale nella scuola per la didattica a distanza (vista la chiusura degli istituti), non è proprio roseo per il nostro Paese. Gli insegnanti, in Italia, non spiccano infatti nell’abilità di cambiare didattica nel momenti in cui si passa dalla presenza in classe al remoto. In altre parole, non vengono considerate sufficientemente all’altezza le lezioni impartite in streaming. “La tecnologia – si legge nel report di Ocse-Pisa – può consentire a insegnanti e studenti di accedere a materiali specialistici ben oltre i libri di testo, materiali che ci insegnano non solo la scienza, ma possono simultaneamente osservare il modo in cui studiamo e impariamo la scienza”. Per riuscirci, però, servono “insegnanti brillanti”.

Il risultato dell’Italia, 72esima, è dovuto al fatto che solo la metà degli 800mila insegnanti – secondo il giudizio dei dirigenti scolastici – ha sufficienti competenze tecnologiche. La media Ocse (36 Paesi industrializzati dei 79 presi in considerazione) è vicina invece al 65 per cento. L’Italia, comunque, non è l’unica tra i grandi Paesi europei a essere al di sotto di questa media: a farle compagnia ci sono Germania, Francia e Spagna, comunque più in alto in classifica rispetto a noi. In cima alla classifica, con il 92 per cento di insegnanti con sufficienti competenze digitali, c’è la Cina, seguita da altri Paesi dell’estremo Oriente e dell’Est Europa. Dopo l’Italia, invece, si sono piazzate Finlandia e Giappone.

Gli insegnanti italiani si avvicinano un po’ di più alla media Ocse per quel che riguarda, invece, il tempo a disposizione per preparare le lezioni digitali (siamo 57esimi). Sulla quantità di personale tecnico qualificato siamo invece 60esimi, con solo il 40 per cento. Nonostante ciò, il 75 per cento dei presidi è convinto che maestri e professori italiani abbiano “risorse professionali efficaci per imparare ad utilizzare i dispositivi digitali”.

Per quanto riguarda invece gli studenti, il 90 per cento di essi ha un computer a disposizione e ha anche posti tranquilli in cui dedicarsi allo studio senza distrazione. La percentuale si avvicina invece al cento per cento per quanto concerne un’adeguata connessione internet. Ciò che preoccupa, per quel che riguarda gli alunni, è la loro capacità di distinguere i fatti dalle opinioni: a 15 anni, solo uno su nove ci riesce. Ecco perché servono insegnanti adeguatamente preparati. E la didattica a distanza a cui il Coronavirus ha costretto la scuola italiana può essere un’occasione per diminuire il gap con gli altri Paesi.

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