Scuola, per riaprire serviranno 10 milioni di mascherine al giorno. Ma non si sa come trovarle e smaltirle
A meno di due mesi dall’inizio dell’anno scolastico è caos e incertezza sul rientro degli studenti a scuola, previsto per il 15 settembre. Il rientro sarà in sicurezza, garantiscono gli esponenti del governo, ma sono ancora diversi i nodi da sciogliere, incluso quello – fondamentale per la prevenzione di una nuova ondata di epidemia di Covid-19 – delle mascherine.
Per fornire mascherine gratis alle persone che frequentano il mondo scolastico – studenti, docenti e personale – ci vorranno 10 milioni di mascherine al giorno, secondo quanto ha dichiarato lo scorso 10 luglio Domenico Arcuri,
Ipotizzando una fornitura per i 200 giorni dell’intero anno scolastico, i calcoli sono semplici: occorrerebbero 2 miliardi di mascherine in totale, che costerebbero allo Stato un miliardo (al prezzo calmierato di 0,50 euro ciascuna). Dove e come il governo pensa di trovare questa ingente quantità di mascherine? Chi riuscirebbe a produrne un volume così alto? E – questione non secondaria – come pensa di smaltire la mole di rifiuti che ne scaturirebbe? Il governo pensa forse di utilizzare un altro tipo di mascherine – magari in tessuto e lavabili – da fornire agli studenti una tantum per proteggersi? Sarebbero utili allo scopo? Finora queste domande restano senza risposta, ma sono solo uno dei nodi ancora da sciogliere prima della ripartenza dell’anno scolastico.
La questione dei banchi e delle aule
Un’altra questione fondamentale riguarda la controversa gara europea per l’acquisto di 3 milioni di banchi, il cui bando è stato pubblicato sui siti del Commissario straordinario, dei Ministeri della Salute e dell’Istruzione e su quello della Protezione Civile. Il testo prevede che le imprese dovranno assicurare, oltre a un numero minimo di banchi tradizionali o sedute attrezzate innovative anche l’imballaggio, il trasporto, la consegna e il montaggio dei prodotti entro il 31 agosto 2020. La scadenza per la presentazione delle offerte è fissata per il 30 luglio, mentre la sottoscrizione dei contratti avverrà entro il 7 agosto 2020.
“È una gara europea”, ha sottolineato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, “il fatto che l’abbiamo affidata ad Arcuri serve a ridurre i costi. Abbiamo chiesto alle scuole quale tipologia di banchi volevano perché dipende dall’età degli studenti”. “Edilizia, banchi, organico e spazi in più – ha concluso Azzolina – tutto questo ci consentirà di riaprire le scuole a settembre”.
Ma il bando è stato ritenuto “una missione impossibile” per le imprese, perché si pretende “in 23 giorni la produzione di 5 anni”, come hanno dichiarato ieri in una nota congiunta Assufficio di
“Leggendo il bando di gara indetto dal commissario Arcuri per l’acquisto di banchi monoposto e sedute destinati alle scuole italiane – affermano le associazioni imprenditoriali – viene da chiedersi se, prima di stenderlo, qualcuno si sia posto il problema se sarebbe andato deserto. Purtroppo sembra di no, nonostante, come da noi spiegato agli uffici competenti i numeri dicano che il bando andrà sicuramente deserto. Perché? Perché un acquisto centralizzato di 3,7 milioni di pezzi tra banchi monoposto e sedute, è pari ad oltre la produzione di 5 anni di tutte le aziende nazionali certificate per fornire arredamento alla pubblica amministrazione”.
Incerto è anche il numero di aule in più che servirebbe per garantire il distanziamento. Il commissario Arcuri il 9 luglio ha ammesso: non si ha ancora un’idea precisa di quante aule serviranno. Secondo le stime della ministra Lucia Azzolina, dovranno essere il 10 per cento in più, mentre secondo quelle del presidente dell’associazione presidi, Antonello Giannelli, servirebbero 40 mila aule in più.
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