Il 6 e il 7 novembre 2019 è previsto uno sciopero dei benzinai
La protesta riguarderà le pompe di benzina di tutta Italia presenti sia nelle città che nelle autostrade
Il 6 e il 7 novembre 2019 è previsto uno sciopero dei benzinai
È stato annunciato uno sciopero nazionale di 48 ore dei benzinai, i quali si fermeranno nelle giornate di mercoledì 6 e giovedì 7 novembre 2019.
Non è chiaro se i self service saranno interessati dalla protesta, che comunque riguarderà le pompe di benzina presenti sia nelle città che nelle autostrade. In attesa di ulteriori chiarimenti, comunque, conviene organizzarsi per tempo senza dover correre il rischio, poi, di ritrovarsi senza benzina e non riuscire a trovare una pompa disponibile.
Sciopero benzinai: le motivazioni della protesta
Lo sciopero dei benzinai previsto per il prossimo 6 e 7 novembre è stato promosso da Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio. Le motivazioni per cui è stato proclamato lo stop sono principalmente due: per protestare contro la manovra economica decisa dal governo “che sta gravando con adempimenti inutili e cervellotici un’intera Categoria” e contro le compagnie low cost.
6 e 7 novembre 2019: benzinai in sciopero
Questo il comunicato diffuso dalle sigle sindacali che hanno organizzato la protesta.
“La protesta è rivolta innanzitutto nei confronti del Governo che sta gravando – con adempimenti inutili e cervellotici – un’intera Categoria con provvedimenti che vanno: dalla fatturazione elettronica, ai Registratori di cassa Telematici (anche per fatturati di 2 mila €/anno); dalla rimodulazione dell’Indice Sintetico di Affidabilità fiscale (ISA) irraggiungibile per i Gestori, all’introduzione di Documenti di Trasporto (Das) e modalità di Registrazione giornaliera in formato elettronico; dall’invio dei corrispettivi giornalieri in formato elettronico fino al gravame fiscale e contributivo per i Gestori che non ricevono – in tempo – da Fornitori e Agenzia delle Entrate i documenti necessari per la loro contabilità”.
“Tutti provvedimenti che duplicano gli esistenti e che non hanno alcuna valenza sulla lotta all’illegalità o alla infedeltà fiscale: in sostanza si trasformano i Gestori in “controllori” dell’intera filiera con responsabilità (anche penali) che non sono connesse con la loro attività”.
“La protesta è inoltre rivolta nei confronti tanto delle compagnie petrolifere quanto di quella miriade di soggetti – molti dei quali operatori border line – diventati titolari di impianti – che fanno strame dei contratti e delle Leggi nel più assoluto silenzio della Pubblica Amministrazione che assiste allo scempio nel più colpevole dei silenzi che realizzano quell’abuso di dipendenza economica cui il Gestore è costretto per non soccombere”.