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Sanità, fuga da pronto soccorso e chirurgie: un posto da specializzando su quattro resta senza medici

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Sanità, fuga da pronto soccorso e chirurgie: un posto da specializzando su quattro resta senza medici

Pronto soccorso in ginocchio e a corto di personale, mentre i bandi per i nuovi medici vanno deserti. È il quadro desolante che emerge dall’ultimo concorso di specializzazione dei medici, in cui un posto su quattro risulta al momento non assegnato.

Anche quest’anno, i primi risultati delle assegnazioni mostrano un divario netto tra le posizioni che garantiscono una carriera anche nel privato e quelle più legate alle strutture pubbliche. Le specializzazioni più ambite dai giovani medici sono quindi dermatologia, allergologia e chirurgia plastica, mentre le scuole di anatomia patologica e medicina di emergenza e urgenza a volte faticano a trovare un solo candidato.

A mettere in risalto questa spaccatura sono le associazioni degli specializzandi, che puntano il dito in primo luogo contro una “errata programmazione” da parte del ministero dell’Università e della Ricerca. A questa sono seguiti ritardi che hanno limitato le scelte di molti giovani medici.

Gli slittamenti hanno infatti ridotto ad appena 14 i giorni che separano la data della pubblicazione degli esiti delle immatricolazione da quella della “presa di servizio”, fissata al 1° novembre. Troppo pochi per consentire a molti di trovare una sistemazione, alla luce anche del problema del caro affitti. Ma anche per svolgere più di due “ripescaggi”, che consentirebbero di assegnare un maggior numero di borse.

La richiesta è di posticipare di un mese la “presa di servizio” e di aumentare fino a 5 gli “scorrimenti” straordinari prima della presa di servizio. Altrimenti le associazioni Anaao Giovani, Als e Gmi si dicono pronte a tornare a manifestare ma anche a organizzare il “primo sciopero generale degli specializzandi”, con il quale dimostrare “che se tutti i medici in formazione specialistica incrociassero le braccia anche solo per tre giorni migliaia di reparti universitari andrebbero in tilt e tutti i policlinici universitari andrebbero al collasso”.

Secondo l’analisi fatta dalle stesse associazioni, dopo la prima “chiama” sono 103 le scuole a cui non è stato assegnato alcuno specializzando. “È mortificante constatare che ben 44 scuole di anatomia patologica, patologia clinica e microbiologia saranno senza nessun medico specializzando, condannando all’estinzione delle figure professionali che invece sono state dei letterali salvavita nel corso della pandemia da covid-19 e che saranno fondamentali in futuro, soprattutto in materia di prevenzione e preparazione alla risposta alle pandemie future e ai rischi emergenti adottato nel quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)”, hanno dichiarato. Tra le scuole che rischiano maggiormente di rimanere a corto di specializzandi figurano anche quelle di radioterapia, farmacologia e tossicologia clinica, medicina e cure palliative, chirurgia toracica, medicina nucleare e chirurgia generale.

Finora, non è stato assegnato ben il 27,7 percento delle 16.165 borse messe a disposizione. Solo 11.688 candidati su 14.036 hanno ricevuto una borsa, nonostante le posizioni messe a bando siano per la prima volta più dei candidati.

Il dato per certi versi più preoccupante riguarda i pronto soccorso. Nelle scuole di specializzazione in medicina d’emergenza-urgenza sono stati assegnati solo 266 posti su 855, pari al 31,3 percento. Quattro scuole non hanno ricevuto alcuna assegnazione: tra queste nomi prestigiosi come il Policlinico Umberto I di Roma e il San Raffaele di Milano.

Risolvere l’emergenza dei pronto soccorso aumentando il numero degli specializzandi si sarebbe quindi rivelato un boomerang. Secondo le associazioni, rispetto agli scorsi anni è stata registrata un’ulteriore flessione “che, da un lato, certifica ufficialmente ‘l’estinzione’ della figura di specialista in medicina d’emergenza, e dall’altro condanna il Ssn all’avanzata della figura del medico gettonista e alla conseguente, inevitabile, diminuzione della qualità dei servizi erogati in un ambito delicato come quello dei pronto soccorso”.

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