“Giù la testa cogl**one”: il post minaccioso dell’ex terrorista Enrico Galmozzi per Matteo Salvini
Salvini terrorista proiettili | Un plico anonimo contenente un proiettile e indirizzato al Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è stato intercettato il 10 luglio al centro meccanografico di Poste Italiane di Sesto Fiorentino.
Sul posto è intervenuta una squadra di artificieri dei carabinieri, che ha ispezionato la missiva: all’interno un proiettile calibro 22 avvolto in carta stagnola. La busta aveva come destinatario il “Duce Salvini”, secondo il testo riportato su retro.
L’indirizzo era composto con ritagli di giornale e la scritta recitava: “Ministro duce, Matteo Salvini, Camera, Roma”. Sul posto è intervenuta una squadra di artificieri dei carabinieri, che ha attentamente ispezionato la busta.
Salvini terrorista proiettili | Busta con proiettile indirizzata a Matteo Salvini intercettata dalla polizia. Il ministro: “Non mi fermeranno”
Un episodio simile si era verificato il 21 maggio scorso quando un a busta con un proiettile calibro 9, indirizzata al ministro dell’Interno Salvini, fu intercettata al Centro di Smistamento Postale di Piazzale Ostiense, a Roma. Allora però l’indirizzo non riportava alcun riferimento particolare.
“Proiettili e minacce non mi spaventano, anche oggi al lavoro per il bene e la sicurezza degli Italiani. Ma che rabbia certe cose…”, commenta sui social il vicepremier Salvini.
Dopo poche ore il leghista torna sui social e denuncia un post sospetto firmato da Enrico Galmozzi nel quale si riporta la frase:
“Giù la testa coglione, non fare il cinema che ti va di culo: una volta invece di spedirli li consegnavamo di persona…”.
Ma chi è il terrorista rosso di cui parla Salvini?
Enrico Galmozzi è un ex terrorista italiano, fondatore dell’organizzazione armata di estrema sinistra denominata Prima Linea con Enrico Baglioni, Sergio D’Elia, Roberto Rosso e Sergio Segio. Gli omicidi per cui Galmozzi è stato condannato risalgono al 1976 e al 1977.
Prima Linea è stata seconda in Italia solo alle Brigate Rosse per numero di persone colpite (39 di cui 16 uccise), di azioni armate (101 attentati rivendicati) e per numero di aderenti. Diversi esponenti di quel gruppo terroristico hanno avuto una vita successiva improntata all’impegno politico e alla riabilitazione.
Galmozzi è stato giudicato colpevole degli omicidi di Enrico Pedenovi e del brigadiere di Polizia Giuseppe Ciotta ed è salito alla ribalta delle cronache anche per aver concepito i figli, con la compagna Giulia Borelli, nelle gabbie dell’aula bunker ricavata nell’ex carcere femminile di Santa Verdiana, durante il processo per le attività di Prima linea in Toscana.
Galmozzi è lo stesso che all’epoca dell’arresto di Cesare Battisti, scriveva sui social “Il personaggio Cesare Battisti è stato costruito dalla stampa che non solo ne ha fatto un mostro sotto il profilo criminale ma ne ha costruito anche una immagine antipatica”.
Motivo per il quale ha poi ricevuto una denuncia presentata da Potito Perruggini, nipote di Giuseppe Ciotta.
Eppure, a leggere il post rivolto a Salvini, non si crederebbe che Galmozzi è lo stesso che nel 2011 si diceva pentito di quegli anni di Piombo: “Non ho combinato un c… A parte i danni.” Lui e quelli come lui, ammetteva, hanno causato “immani disastri convinti di avere sempre ragione, avendo avuto invece sempre torto”, si legge in un vecchio post pubblicato su Facebook.
“Da domani non chiedetemi più pareri su cose per le quali nutro ormai solo indifferenza. Sarà il mio piccolo contributo recato nella direzione di ciò che tutti noi dovremmo veramente fare: dileguarci”.
I post pubblicati sul profilo dell’ex terrorista sono ancora tutti lì, come l’ultimo, quello indirizzato al ministro dell’Interno.
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