Uccisa dall’ex davanti a un ristorante, il proprietario del Brado: “Dopo la lite ci ha detto che era tranquilla”
Roma, uccisa dall’ex davanti a un ristorante: parla il proprietario del Brado
Il proprietario del Brado, il ristorante di Roma davanti al quale Martina Scialdone è stata uccisa dal suo ex compagno, Costantino Bonaiuti, smentisce di aver cacciato la 35enne dal locale così come affermato da un testimone subito dopo il delitto.
Intervistato da La Repubblica, Christian Catania, che gestisce il ristorante insieme al fratello, ricostruisce quanto accaduto il 13 gennaio scorso: “C’è stata una discussione come tante. Era una discussione accesa, ma non violenta. Nulla che facesse pensare a quello che è successo”.
Il proprietario del ristorante smentisce categoricamente di aver allontanato la coppia dal locale situato in viale Amelia 42, nel quartiere Appio-Tuscolano: “Noi abbiamo subito contattato le forze dell’ordine mentre loro stavano discutendo. Abbiamo chiesto all’uomo di calmarsi, ma lui si vedeva che era bello agitato”.
“Mentre stava uscendo, abbiamo chiesto alla ragazza se voleva rimanere dentro al locale per stare più al sicuro – continua Christian Catania – Ma lei era tranquilla e ha detto tutto a posto. I due sono usciti e si sono allontanati una quarantina di metri. Poi è successo quello che è successo”.
Nel locale, sottolinea il proprietario, erano presenti una settantina di persone, alcune delle quali, insieme al fratello, si sono adoperate per far uscire Martina dal bagno, ma non per cacciarla come raccontato da qualcuno: “Non era solo mio fratello, c’erano anche dei clienti che si erano preoccupati e sono entrati anche loro. Tra l’altro uno di questi clienti era nel bagno”.
“Non è stato cacciato nessuno, ci mancherebbe – afferma ancora il titolare del Brado – È stato chiesto di calmarsi. La ragazza era tranquilla e ha detto è tutto a posto. Quasi c’era da richiamare le autorità e dire non intervenite”.
E alla domanda se si poteva fare qualcosa in più per salvare Martina, l’uomo risponde: “Nessuno poteva pensare a quello che è successo. Se lei ci avesse detto non mi sento tranquilla, avremmo chiuso la serranda, aspettando l’arrivo della polizia. Quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto. Sembra quasi che l’abbiamo ammazzata noi questa ragazza”.