Roberto Vecchioni, l’aneddoto su Geronimo La Russa: “Mi rubarono anche magliette e mutande”
Roberto Vecchioni, l’aneddoto su Geronimo La Russa: “Mi rubarono anche magliette e mutande”
“Sono entrati in casa, mi hanno rubato di tutto”. Roberto Vecchioni torna su un vecchio aneddoto riguardante uno dei figli del presidente del Senato, Geronimo La Russa. Il fratello maggiore di Leonardo Apache, finito sulle cronache dei giornali dopo la denuncia per stupro, aveva preso parte a una festa in casa del cantautore in cui furono rubati molti effetti personali.
“È passato tanto tempo e la posso raccontare anche perché ormai è andata in prescrizione. Mia figlia aveva 14 anni, è nata nel 1983, era il 1997”, ha esordito Vecchioni, intervistato dal giornalista Andrea Scanzi al festival “La Gaberiana” a Firenze. “Per la prima volta mia figlia volle fare una festicciola da sola in casa con quattro amiche. Voleva che andassimo fuori, siamo andati a casa di mamma che era vicina. Dopo pochissimo che era iniziata la festa è cominciata ad arrivare gente, ragazzi di 17, 18, 19 anni, ma anche molti minorenni”, ha proseguito. “Sono entrati in casa, mi hanno rubato di tutto, tutti i portasigari che avevo, hanno spaccato un bel po’ di roba e sono andati addirittura a rubarmi le t-shirt e le mutande. Non ho capito perché le mie mutande… un feticismo assoluto”, ha ricordato l’artista, che non ha voluto fare il cognome della persona coinvolta. “Io denuncio ovviamente e la polizia un bel po’ di loro li becca. Non devo fare cognomi però. Dirò come si chiama però il ragazzo, così si capisce chi era il padre. Il ragazzo si chiamava Geronimo”.
La vicenda non ebbe alcun esito giudiziario: “Tutto è finito in una bolla di sapone. Nessuno è stato accusato di niente. Nessuno. Quando la polizia mi ha chiamato, con Geronimo c’era una signora che lo aveva accompagnato. La signora mi guarda e fa: ‘Ma anche lei Vecchioni che non mette la roba in cassaforte’”.
Geronimo La Russa, oggi presidente dell’Aci di Milano, ha risposto alle parole di Vecchioni con una nota inviata alle agenzie: “Vecchioni, che già all’epoca in cui ero minorenne incentrò le sue attenzioni solo sul figlio diciasettenne di un deputato di destra, cioè mio padre, a distanza di 26 anni dovrebbe sapere benissimo che nei miei confronti non ci fu alcuna imputazione e che non fui affatto ‘perdonato’ in quanto il perdono giudiziale può essere concesso solo a chi è imputato e colpevole e io non lo sono mai stato”.
“Altri giovani conoscenti che parteciparono alla festa della figlia di Vecchioni ebbero invece conseguenze giudiziarie ed io ne presi immediatamente le distanze. È incredibile che Vecchioni, intervistato dal noto giornalista del Fatto, Scanzi, provi a gettare immotivatamente e falsamente discredito su me e sulla mia famiglia già oggetto in questi giorni di particolare attenzione mediatica. Ho dato mandato al mio avvocato Vinicio Nardo affinché tuteli in ogni sede competente la mia onorabilità”, ha concluso.