I rimpatri di Salvini sono un flop: i nuovi dati del Viminale
I numeri smentiscono la retorica di Salvini sui rimpatri
I dati sui rimpatri smentiscono Matteo Salvini: tutti i numeri
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini mantiene una linea dura sugli sbarchi dei migranti ma sui rimpatri i dati diffusi a fine giugno dalla relazione della Commissione Affari Costituzionali alla Camera “contraddicono” la sua politica. I numeri sui rimpatri sono infatti un “flop” rispetto agli annunci del vice-premier.
Da gennaio a giugno gli irregolari rimpatriati sarebbero 2.839. Di questi 680 sono cittadini albanesi, circa uno su quattro. Al secondo posto nella “classifica” dei rimpatri, c’è la Tunisia; negli ultimi sei mesi 510 tunisini sono stati riportati nel proprio paese di origine con dei voli charter. Quest’ultima cifra è così alta perché con la Tunisia l’Italia ha un accordo che prevede il rimpatrio di 80 persone a settimana attraverso due voli charter. Nel 2019 i voli sono stati 17, molto meno quindi dei due a settimana previsti. Altri 457 migranti sono invece stati rimpatriati in Marocco.
La difficoltà del rimpatrio è dovuta al costo di queste operazioni. Ogni migrante viene scortato da tre poliziotti. Stando ancora ai dati della relazione nel 2019 sono stati effettuati 26 voli charter verso Tunisia, Nigeria, Egitto e Gambia. A bordo sono saliti 566 migranti scortati da 1.866 operatori, circa uno a tre. Questi viaggi sono molto dispendiosi per le casse dello Stato e richiedono un’enorme quantità di personale.
Rimpatri in calo rispetto al 2017-2018
I rimpatri sono diminuiti rispetto al 2018, lo scorso anno sono infatti 6.398 i migranti riportati nel loro paese di origine. Nel 2017 erano 6.514. Il governo Conte ha in questo senso fatto “peggio” dei governi Renzi e Gentiloni. Nel 2018 i paesi che hanno ricevuto maggior rimpatri sono ancora Albania, Ucraina e Perù.
I numeri in entrata non sempre coincidono. Nel 2018 dei 13.777 migranti giunti in Italia nei primi hotspot di identificazione, 5638 provenivano dalla Tunisia, 2472 dall’Eritrea e 759 dal Sudan.
Il garante dei detenuti Mauro Palma che ha redatto la relazione per la Commissione Esteri ha sottolineato che “a colpire è la mancanza di correlazione tra durata della permanenza nei centri e effettività del rimpatrio. La media dei rimpatri di persone detenute realmente eseguiti ha sempre oscillato attorno al 50%. Più della metà di chi vi ha passato periodi spesso lunghi, in situazioni precarie e senza tutele, è stata privata della libertà inutilmente e, aggiungo, illegittimamente. Solo un po’ di sofferenza inflitta, quasi un avvertimento. Per le donne peggio: l’anno scorso, solo il 13% di quelle ristrette è stato effettivamente rimpatriato”.