Rimini si candida ad essere eletta la Capitale della Cultura Italiana per il 2026
Erano decenni che non tornavo in questa bella città marittima e balneare. Mi ci portavano i nonni in vacanza da bambino. I miei ricordi? Le spiagge lunghe con l’acqua sempre bassa, le altalene nel mare, il gelato al limone che vendevano sulla spiaggia, viale delle rimembranze dove si trovava la nostra pensione con il passaggio a livello che, quando scendeva la sbarra, ci faceva perdere tanto tempo, la gelateria da Lilli l’unica che faceva la granita di limone naturale e mia nonna Vera ne andava ghiotta, le feste dell’Unità con Gianni Morandi che cantava, le passeggiate sul lungomare con le bancarelle che vendevano di tutto.
Ricordo il portamonete a forma di bara dove si ponevano 100 lire e da questo usciva una mano morta che le prendeva e le portava all’interno della stessa e via dicendo.
Mai e poi mai i miei nonni mi portarono a vedere il centro storico. Così sono cresciuto pensando che non ci fosse un bel centro storico. Con questa visita alla città ho ritrovato una Rimini completamente differente. Non solo perché a viale delle rimembranze c’è un sottopasso ma anche per come è stato trasformato e restaurato il centro storico.
Ricordo a chi non lo sapesse che Rimini insieme a Cassino, sono le città italiane che sono state più distrutte dai nazifascisti durante l’ultima guerra mondiale. Immagino quanto sia stata impegnativa l’opera di ricostruzione e di risanamento.
Museo Part – Palazzi d’arte Rimini
Il primo museo dedicato all’arte contemporanea. Questo è stato possibile grazie alla collaborazione con la Fondazione San Patrignano. Le opere d’arte esposte sono le loro mentre il contenitore costituito dal duecentesco palazzo dell’Arengo e dal trecentesco palazzo del Podestà è del comune. Al suo interno sono presenti opere dei maggiori artisti contemporanei. Fuori invece il giardino delle sculture. Un fantastico luogo di relax dove è possibile ammirare le opere di scultori donate da artisti, galleristi e da collezionisti che credono nel progetto di rinascita di questa bella città.
Tra le opere contemporanee nella grande sala del palazzo si può ancora visitare il meraviglioso timpano del giudizio Universale di Giovanni da Rimini che presto tornerà nel museo della città.
Su progetto dell’Arch. Giulio Poletti è stato realizzato nel 1857. Vi hanno diretto compositori che vanno da Giuseppe Verdi a Giacomo Puccini. Danneggiato dal terremoto del 1916 e distrutto al 90% da un attacco degli alleati durante la Seconda guerra mondiale nel 1943. Ricostruito dopo decenni di abbandono fu inaugurato nel 2018. Si trova accanto al museo PART.
Museo Fellini
Un luogo questo che amplia la propria fantasia. Già la location affascina. È il castello quattrocentesco di Sismondo Malatesta alla cui realizzazione partecipò Filippo Brunelleschi. Già nominato nel 2022 come il miglior nuovo museo del mondo. Un percorso al suo interno accompagna i visitatori nella vita e nel lavoro del regista, nativo di Rimini, attraverso filmati, costumi, oggetti, scenografie, testimonianze ecc. Troverete anche i suoi disegni originali, gli abiti di Danilo Donati e i taccuini del suo compositore Nino Rota. Un modo immersivo per vivere un’esperienza unica. Molto bella la sala dove ci appare sdraiata una mega Anita Ekberg sullo sfondo della fontana di trevi nel film “la dolce vita”. Fellini ci racconta anche come si viveva a Rimini a quell’epoca “la sera si andava al mare, scomparendo in banchi di nebbia, nella Rimini invernale. Le saracinesche abbassate, pensioni chiuse, un gran silenzio e il rumore del mare.”
È la parte esterna del Fellini Museum. Ritroveremo, grazie ad un macchinario, la nebbia che Federico vedeva da piccolo intorno al castello Sismondo e rivivremo le ambientazioni del film “Amarcord “con il quale vinse nel 1973 l’Oscar. La panca circolare, il velo d’acqua e il bosco dei nomi vi aspettano in una sorta di viaggio nel tempo onirico realizzato anche con l’aiuto del poeta Tonino Guerra.
Avevo visto già la ricostruzione di questo mitico cinema a Roma ed esattamente negli Studio di Cinecittà. Ma il restauro dell’originale a Rimini, durato 7 mesi, lascia senza parole. Ispirato allo stile hollywoodiano anni 30, presenta un foyer e due sale cinematografiche una dal nome “Federico” e un’altra dal nome “Giulietta. I colori dominanti sono il rosso e l’oro.
Nel palazzo del Fulgor, attiguo al cinema, invece si possono conoscere i gusti, le locandine dei film, gli archivi digitali e le strumentazioni interattive che riguardano il grande regista visionario. Proprio all’ingresso troveremo la grande scultura della rinocerontessa protagonista in alcune scene del suo film “E la nave va” e oggi simbolo dell’intero polo museale.
Un luogo questo che Fellini da bambino ha sempre richiamato e desiderato tanto e che da grande veniva a viverlo prenotando sempre la stessa stanza che ora è diventata la suite Fellini e fa parte del percorso denominato “l’albergo dei sogni” che mostra appunto i nove luoghi più iconici dello stesso quelli dove la fantasia del regista si è allenata.
Rimini ex Ariminum è stata la prima colonia romana nel nord d’Italia. Tre sono le testimonianze principali: il Ponte di Tiberio, l’Arco di Augusto e la Domus del Chirurgo
Il Ponte di Tiberio ha da poco compiuto ben 2000 anni (fu costruito nel 21 d.c.). La sua vista sulla Piazza sull’acqua riporta al ricordo del passato glorioso e a quanto importante fosse questa città per i romani. L’Arco di Augusto è il più antico tra quelli conservati. Fu costruito nel 27 a.C. per indicare la fine della via flaminia che collegava Roma alla città romagnola. Molto interessante la visita alla Domus del Chirurgo. Una casa romana del II secolo d.c. scoperta per caso nel 1989 e inaugurata nel 2007. Tanti i ritrovamenti, dai mosaici alle monete dalle sculture agli attrezzi usati dal proprietario che era un medico che si occupava solo della cura degli uomini soprattutto militari. Ci sono strumenti che servivano a curare le ferite da freccia, cateteri, e altro. La casa andò distrutta a causa di un incendio.
Un luogo questo veramente unico. È l’attuale Duomo di Rimini. Un progetto realizzato almeno esteriormente dal grande architetto rinascimentale Leon Battista Alberti. Venne realizzato nel XV secolo per volontà del signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta che voleva onorare la sua storica famiglia.
Il tempio venne costruito sulla preesistente chiesa di s. Francesco grazie al beneplacito del papa Nicolò V e pertanto furono affidati i lavori all’Arch. Matteo De Pasti mentre le decorazioni scultoree furono affidate a Agostino Duccio.
In realtà Sigismondo trasformò la chiesa in un tempio mausoleo autocelebrativo. Ovunque appaiono le sue iniziali S e I quest’ultima vocale era anche l’iniziale del nome della sua adorata amante Isotta. L’esterno rimarrà incompiuto per la mancanza di fondi visto che Sigismondo contrastato anche dal papa che vedeva il duomo come un tempio pagano, un po’ come il Pantheon a Roma, perse le guerre ed andò in miseria. La cosa unica è che mentre l’esterno era rinascimentale, l’interno realizzato da Matteo De Pasti è in stile gotico. Il Tempio o Duomo custodisce bellissime opere di Giotto, di Piero della Francesca e del Vasari.
Il rinnovato Lungomare, ora pedonale, con le nuove piste ciclabili, le palestre a cielo aperto, tante piante e vegetazione diversificata, giochi d’acqua e aree gioco ispirate a Rodari, rappresenta l’altra grande novità della città.
Io che ho viaggiato per mezzo mondo posso confermare che il lungomare di Rimini è tra i più belli ed attrezzati al mondo e grazie alla rete WiFi ultraveloce completamente gratis, i collegamenti sono assicurati a tutti.
Se andate a Rimini fatevi subito l’ART CARD che vi permetterà a prezzo modico di visitare ben quattro musei e tra questi: il Fellini Museum, Il Museo della Città “Luigi Tonini”, la Domus del Chirurgo e l’affascinante Museo Part. Per finire Rimini è veramente la candidata ideale quale Capitale Italiana della cultura per il 2026.
Resta solo una cosa rimasta insoluta e che visivamente rappresenta un impatto visivo pesante da digerire. È il grattacielo già causa di tante discussioni negli anni 50 e terminato nel 1959. Con i suoi 102 metri di altezza questa stecca di colore grigio e in stato fatiscente stona con quanto sopra da me esposto. Capisco che la proprietà è dei privati ma il comune dovrebbe o aiutarli a restaurarlo oppure dovrebbe sostituirsi a loro ove possibile. Il grattacielo rimane volente o nolente il biglietto da visita di Rimini. Fotografando in giro me lo ritrovavo ovunque. Spero proprio che il comune risolverà anche questo problema così la città sarà veramente perfetta.
Buon riscontro a tutti voi. (Credit foto: Fabio Milani)