Richard Gere: “C’è un clima di paura in Italia, gli italiani si sono incattiviti. Spalanchiamo i confini del cuore”
In un'intervista ad Avvenire la star del cinema racconta del suo attivismo umanitario e politico
Intervista a Richard Gere sull’impegno per i migranti di Open Arms
Richard Gere compie 70 anni, e in occasione del suo compleanno il quotidiano Avvenire pubblica l’intervista fatta al divo di Hollywood al ritorno dalla sua missione con i migranti di Open Arms.
L’attore statunitense da sempre attento ai diritti umani e agli insegnamenti del Dalai Lama è salito a bordo della nave Ong il 9 agosto scorso, quando l’imbarcazione si trovava da due settimane davanti al porto di Lampedusa con circa 100 migranti a bordo in attesa di farli scendere, nell’ennesimo duello con le autorità italiane e l’ex ministro Salvini.
Richard Gere, che appoggia la Ong da diversi anni, ha deciso di prestare il suo volto alla causa, e nell’intervista ad Avvenire ha raccontato perché il suo gesto è stato così importante, rispondendo alle critiche di chi lo accusa di strumentalizzare la vicenda per fini personali, o di perdere tempo a difendere quelli che lui chiama “angeli” e altri chiamano “trafficanti”.
“Guardi, ho settant’anni suonati, un discreto conto in banca e diciamo che sono abbastanza famoso. Inoltre, sono appena diventato padre di uno splendido bambino, al quale dedico volentieri tutto il mio tempo libero. Secondo lei, ho bisogno di pubblicità?”, replica Richard Gere, e ricorda che è la sua fede nei valori buddhisti insegnati dal Dalai Lama a guidarlo.
“Da buddhista non posso non fare qualcosa per alleviare la sofferenza, ovunque essa sia. Seguo da tempo gli insegnamenti del Dalai Lama, di cui sono umile seguace e sostenitore”, dice l’attore di Pretty Woman.
Gere si batte da sempre per i diritti delle popolazioni più svantaggiate del mondo, e quella di Open Arms non è la prima causa che difende attraverso la sua popolarità.
In molti ricordano il discorso pronunciato durante la cerimonia degli Oscar del 1993, quando Richard Gere denunciò in mondovisione la violazione dei diritti umani del popolo tibetano da parte del governo cinese. Ora difende con convinzione il suo attivismo.
“So che ho fatto e sto facendo la cosa giusta… ci sono esseri umani che soffrono, che scappano da orrori e torture. E per fortuna ci sono “angeli” che tentano di salvarli. Bene. Io sto dalla parte degli angeli, come dovremmo essere tutti”, dice ancora la stella del cinema.
“Criminalizzare uno dei valori fondamentali, la solidarietà? Arrestare gli “angeli”? Non esiste. Qui c’è gente che ha subito ogni sorta di orrore. È come se fosse scoppiato un incendio. La gente si butta dal quinto piano, non ha scelta. E per fortuna a terra trova gli “angeli”: vigili del fuoco, guardia costiera, volontari delle Ong”.
“Ma poi si sente dire: ora ti rispediamo all’inferno. Perché la Libia è l’inferno. Ho ascoltato i racconti. Ci sono cose che non si possono inventare. Occhi che non si possono dimenticare. Quando ho saputo del decreto sicurezza ho chiamato i responsabili di Open Arms, associazione che ammiro e da tempo finanzio, e ho detto che volevo salire a bordo”, spiega l’attore, e racconta che organizzare la missione non è stato affatto facile.
“Abbiamo avuto difficoltà a trovare una barca che ci portasse sotto bordo. Ci eravamo messi d’accordo con un pescatore, ma ci ha richiamato dopo poche ore dicendo che non se la sentiva, aveva paura, era terrorizzato dalle conseguenze. C’è un brutto clima di intimidazione, di paura. Siete cambiati, voi italiani. Avete perso il sorriso, la gioia di vivere, vi siete incattiviti anche voi…”.
Afferma Gere, riferendosi al fatto che anche gli americani e gli altri popoli governati da leader come Donald Trump, hanno subito lo stesso cambiamento.
“Il mondo è guidato da piccoli e grandi Trump, che con la loro ignoranza, le loro bugie, le loro promesse e le loro minacce stanno manipolando la verità”, dichiara la star neo settantenne.
E quando l’autore dell’intervista, Pio d’Emilia, gli chiede se secondo lui basta solo essere più “buoni”, o aprire i confini, per cambiare il mondo, afferma:
“Il primo confine che dobbiamo spalancare è quello del nostro cuore e della nostra mente. Dobbiamo aprirci agli altri, alla sofferenza altrui. Il resto viene da sé. Dobbiamo essere più seri, più riflessivi, studiare di più. È un percorso, un cammino di conoscenza e tolleranza che abbiamo interrotto e che dobbiamo riprendere. Ed è un messaggio comune a tutte le religioni. Io sono buddhista, ma non mi risulta che Gesù abbia mai detto qualcosa come: ‘Amate il vostro prossimo, tranne gli… africani'”.