“Il lockdown lo ha cambiato”: le ombre sulla morte di Riccardo Faggin prima della sua (finta) laurea
Nessun segno di frenata sull’asfalto all’altezza del civico 26 di via del Molino a Cinto Euganeo, vicino Padova: la Opel Corsa guidata da Riccardo Faggin, 26enne di Abano Terme studente di Scienze infermieristiche, era diretta proprio verso il platano a bordo strada contro il quale si è accartocciata, in un incidente fatale. Riccardo stava per laurearsi, o almeno, era questa la storia che aveva confezionato per tutti, parenti e amici: la tesi già pronta, la prenotazione al ristorante, gli invitati. Ma era tutto falso. Dall’Università di Padova mantengono il riserbo per rispettare il dolore dei genitori, ma l’informazione che filtra è che gli mancasse ancora molto per concludere il percorso di studi. “Tornare indietro voleva dire rinnegare se stesso”, dice il papà. “A primavera ci aveva detto che era finalmente riuscito a superare l’esame in Filosofia del Nursing dove era stato bocciato due volte”, racconta, citato da Repubblica.
“Ci aveva raccontato di essere pronto per la tesi, ma non ha mai voluto farmela leggere: voleva fosse una sorpresa”. Un amico, che ha preferito restare anonimo, racconta di averlo visto cambiato dopo la pandemia: “Si era isolato. Diceva che era scazzato e non aveva voglia: pensavamo fosse un momento, e invece è andato avanti. Dal 2020 non aveva postato più niente. Si usciva, si andava a fare l’aperitivo: ma non pubblicava”. Tutti pensano che il periodo di chiusure per il Covid lo abbia turbato irrimediabilmente. “Non abbiamo capito nostro figlio, avremmo dovuto cogliere i segnali che lanciava”, il senso di colpa che attanaglia i genitori. Avevano comprato per lui l’abito per la festa, scelto insieme al fratello. Gli avevano regalato i soldi per il viaggio-premio in Giappone: tutto esploso come una bolla di sapone, punta da un platano a bordo strada.