Scuole, l’appello dei presidi da Nord a Sud: “Non siamo pronti, rimandare la riapertura a dopo il voto”
I dirigenti scolastici a TPI: "Mancano banchi monoposto e mascherine, serve chiarezza dal ministero sui lavoratori fragili". Diverse regioni scelgono di posticipare il rientro in classe. La situazione in Sicilia, Liguria e Lazio:
Mancano ormai pochi giorni al 14 settembre, la data chiave del rientro degli studenti nelle scuole dopo sei mesi di chiusura a causa dell’emergenza Coronavirus. La riapertura degli istituti scolastici in tale data è stata confermata ieri nella conferenza stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, anche se alcune regioni – Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Puglia – hanno già deciso di rinviare di qualche giorno il rientro in classe. Ma sono molti i presidi italiani di diverse regioni, da Nord a Sud, che sostengono che la scuola non sia ancora pronta a ripartire.
“Ci sono ancora dei nodi da sciogliere”, dice a TPI, Maurizio Franzò, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (Anp) in Sicilia. “Innanzitutto la questione dei lavoratori fragili, ovvero quelle persone che secondo il medico competente non possono lavorare in queste condizioni, perché hanno delle patologie specifiche. Su questo il ministero, a parte l’indicazione che la sola età superiore ai 55 anni non è sufficiente, non ci ha fornito chiarimenti. Possono lavorare a distanza mentre i ragazzi sono a scuola? È uno dei nodi che devono essere chiariti”.
Molte scuole, inoltre, stanno aspettando la fornitura dei banchi monoposto. “Non sono ancora stati forniti dati precisi sul numero di banchi effettivamente consegnati alle scuole”, ha commentato ieri il presidente nazionale di Anp, Antonello Giannelli, a proposito dei banchi necessari a mantenere il distanziamento tra gli studenti, “dalle poche notizie diffuse, sembrano essere pochi rispetto al numero totale di oltre 2.400.000 unità”. Lo stesso vale per la fornitura di mascherine per gli studenti e il personale scolastico. “Numerosi presidi ci hanno segnalato che le mascherine consegnate finora sono sufficienti solo per pochissimi giorni, dovendo essere distribuite anche agli alunni e non solo al personale”, spiega Giannelli.
Riapertura scuole, in Sicilia possibile posticipare al 24
L’apertura delle scuole in Sicilia rimane fissata per lunedì 14 settembre, ma una delibera regionale ha stabilito che, sulla base di comprovate esigenze organizzative, gli istituti possono fare richiesta di posticipare l’inizio delle lezioni a giovedì 24 settembre. “Oggi pomeriggio ho consiglio d’istituto e avanzerò questa proposta”, dice Franzò. “Ancora oggi non abbiamo ricevuto l’ampliamento dell’organico richiesto per le scuole secondarie, quindi ci stiamo orientando tutti a fare didattica mista, con alcune persone a scuola e altre a casa”, spiega il dirigente, “ma per fare questo tutte le classi devono essere dotate di una certa tecnologia”. “Ce la stiamo mettendo tutta, stiamo lavorando ininterrottamente da tempo”, conclude il presidente Anp Sicilia. “Ma ad oggi dire che lunedì saremo pronti è un azzardo, non penso che siamo nella condizione di riuscirci”.
Liguria, già a giugno i presidi chiedevano di posticipare le riaperture
In Liguria fin dal giugno scorso l’associazione dei presidi ha chiesto di posticipare il rientro in aula ai giorni successivi al referendum del 20 e 21 settembre. Negli stessi giorni, i cittadini liguri voteranno per le elezioni regionali e, in diversi comuni, anche per le amministrative. Santo Deldio, presidente Anp Liguria, racconta a TPI: “In occasione della riunione a livello regionale del Comitato istruzione e formazione della Liguria, nonché in sede di audizione presso la commissione del consiglio regionale, avevamo evidenziato la necessità di ripartire dopo la conclusione delle operazioni elettorali, anche considerando che gran parte delle scuole liguri saranno seggi elettorali e che le operazioni elettorali dureranno di più, per gli adempimenti necessaria a causa dell’emergenza Covid. Ma siamo rimasti inascoltati e anche soli”.
“Ora”, prosegue Deldio, “Ci troviamo a pochi giorni dalla ripartenza scolastica e le nostre preoccupazioni purtroppo si sono dimostrate fondate. In molte scuole non è stato ancora completato l’allestimento degli spazi aggiuntivi per smistare le classi e solo ieri i dirigenti d’istituto hanno conosciuto il numero di personale docente e non docente aggiuntivo all’organico. In queste condizioni ribadiamo la richiesta di rimandare per qualche giorno”.
Per queste ragioni lo scorso 6 settembre l’associazione dei presidi ha inviato una lettera al governatore Giovanni Toti, chiedendo il “riesame della delibera di Giunta riguardo all’inizio delle lezioni con differimento al giorno 24 settembre, come – del resto – richiesto anche dall’Ordine dei medici della nostra regione”. Ma finora alla richiesta non è stata data una risposta.
Lazio, lettera dei presidi di Ostia e Fiumicino: “Rimandare a dopo il referendum”
Nel Lazio 9mila studenti sono senza aule, secondo quanto ha dichiarato ieri in un’intervista a Open Mario Rusconi, ex preside, e presidente dell’Anp Lazio. A chiedere il rinvio della riapertura scolastica sono centinaia di scuole. I dirigenti scolastici aderenti alla Rete territoriale di scopo “Lazio 10” comprendente le scuole del Municipio X Roma e il comune di Fiumicino, ad esempio, hanno inviato una lettera al governatore Nicola Zingaretti e all’assessore regionale all’Istruzione Claudio Di Berardino.
Nella regione si può rinviare, ha spiegato Rusconi in un’altra intervista al Corriere della Sera, ”invocando l’autonomia scolastica, ma sempre in sinergia con le amministrazioni. Nel Lazio è stato deciso che saranno i Comuni a dover dare il via libera, dopo la decisione collegiale della scuola. Ma in città grandi come si fa, con la mole di lavoro per la riapertura? E poi, a Roma decide il Campidoglio o il municipio? Restano mille dubbi”.
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