“Respirò fumo passivo per anni”: un milione alla famiglia di un agente penitenziario morto
“Respirò fumo passivo per anni”: un milione alla famiglia di un agente penitenziario morto
Per la prima volta, il ministero della Giustizia è stato condannato a risarcire con un milione di euro i familiari di un agente morto per il fumo passivo inalato mentre lavorava in carcere.
A dare la notizia è il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria della Puglia (Sappe), dopo la sentenza della giudice onorario del Tribunale di Lecce, Silvia Rosato, che ha condannato il ministero di via Arenula per la morte dell’agente penitenziario Salvatore Monda, deceduto a 44 anni per tumore ai polmoni senza aver mai fumato. Lo aveva contratto dopo avere inalato il fumo passivo in carcere per 6 ore al giorno, per vent’anni.
“Con questa sentenza che è la prima in Italia, il collega morto a 44 anni di tumore ai polmoni, senza aver mai fumato nella sua vita, ma costretto ad inalare nella sua breve vita per ore ed ore il fumo passivo durante l’orario di lavoro potrà riposare in pace, mentre la moglie potrà avere un pur minimo riconoscimento per l’immane dolore sopportato, e le gravi fatiche per andare avanti e tirare su tre bimbi piccoli”, ha detto il Sappe dopo la sentenza arrivata al termine di una causa durata 12 anni.
Secondo la giudice Rosato, il ministero della Giustizia non ha ottemperato alle prescrizioni previste dal Dpcm del 23 dicembre 2003 in materia di “tutela della salute dei non fumatori”, che prevedeva reparti per non fumatori anche in carcere e locali chiusi ai fumatori, dotati di impianti di ventilazione e ricambio d’aria regolarmente funzionanti. “Il ministero non ha dimostrato in giudizio di avere fatto tutto il possibile per evitare il danno”, ha scritto la giudice, secondo cui il ministero ha omesso di predisporre le adeguate misure di prevenzione, di richiedere l’osservanza dell’obbligo di legge di non fumare e di sanzionare i trasgressori. In questo modo ha favorito l’insorgenza, la manifestazione clinica ed il decorso della patologia tumorale che ha portato al decesso dell’agente penitenziario.