La droga, le contraddizioni della fidanzata, il silenzio degli assassini: quello che non torna nell’omicidio di Luca Sacchi
A una settimana dal delitto del personal trainer di 24 anni sono ancora molti gli aspetti da chiarire, a partire dal ruolo che ha avuto la compagna della vittima nella vicenda
La ricostruzione dell’omicidio di Luca Sacchi, il ragazzo ucciso a Roma, tra punti interrogativi e i dubbi sulla sua fidanzata
A una settimana esatta dall’omicidio di Luca Sacchi, il ragazzo ucciso a Roma nel quartiere Appio Latino lo scorso 23 ottobre, sono ancora diversi i dubbi degli inquirenti sulla dinamica esatta del delitto, ma anche sul ruolo della fidanzata della vittima, Anastasiya Kylemnyk, la cui versione dei fatti non sembra corrispondere alla realtà. Resta, poi, da chiarire anche il movente che si nasconde dietro il delitto: si è trattato di un furto, come ipotizzato in un primo momento, o, come ormai sembra quasi assodato, di uno scambio di droga finito male? E i due assassini, Valerio Del Grosso, esecutore materiale dell’omicidio, e Paolo Pirino, avevano dei complici o hanno fatto tutto da soli?
Di seguito, una ricostruzione dettagliata dell’omicidio di Luca Sacchi (qui il suo profilo): ecco cosa sappiamo sino ad ora e cosa ancora non torna in questa intricata vicenda.
Ragazzo ucciso a Roma: l’omicidio di Luca Sacchi
Sono le 23 circa di mercoledì 23 ottobre quando Luca Sacchi, personal trainer di 24 anni, viene gravemente ferito alla testa da un colpo d’arma da fuoco sparato a bruciapelo all’angolo tra via Teodoro Mommsen e via Franco Bartoloni, nei pressi del parco della Caffarella, nella zona Appio Latino, a Roma. Ricoverato d’urgenza all’ospedale San Giovanni, il ragazzo viene sottoposto a un intervento chirurgico, ma morirà poche ore dopo. Ecco come si sono svolti i fatti, secondo la primissima ricostruzione fornita agli inquirenti dalla fidanzata della vittima, la 25enne Anastasiya Kylemnyk (qui il suo profilo).
Lucca Sacchi e la sua compagna si recano al pub John Cabot, situato in via Franco Bartoloni n. 75, dove, secondo quanto affermato dalla ragazza, sono presenti anche il fratello minore di Luca e altri amici della coppia. Anastasiya a questo punto dichiara che, di fronte alla birreria, lei si è sentita strattonare da dietro, mentre qualcuno le intimava di consegnare lo zainetto che portava sulle spalle.
La ragazza, sempre secondo la sua versione, viene colpita alla testa da una mazza da baseball e cade a terra. Luca Sacchi interviene e riesce a bloccare uno dei due aggressori, mentre l’altro gli punta la pistola alla testa e fa fuoco, con il proiettile che entra nell’occhio della vittima, fuoriesce dalla testa e va a conficcarsi tra la vetrina e la serranda del pub che si trova dall’alto lato della strada.
Luca Sacchi cade a terra, mentre i due aggressori fuggono a bordo di una Smart bianca. Diversi testimoni oculari presenti sul posto sembrerebbero confermare la versione della 25enne anche se alcuni dettagli, forse decisivi, ma questo lo vedremo più tardi, in realtà si scopriranno essere ben diversi da quelli raccontati inizialmente.
Ucciso a Roma: le indagini e la cattura degli assassini
Gli abitanti di Roma e del quartiere Appio Latino, situato a sud della Capitale, ma non tanto distante dal centro, sono sconvolti per un omicidio così cruento, avvenuto, per uno scippo di poche centinaia di euro.
I carabinieri di piazza Dante, arrivati per primi sul luogo della sparatoria, si occupano delle indagini insieme ai militari del Nucleo Investigativo. Gli inquirenti sequestrano i filmati delle telecamere di sorveglianza della zona alla ricerca di un dettaglio decisivo per la soluzione dell’indagine.
A poco più 48 ore dal delitto, arriva la svolta con l’arresto, nella notte tra il 24 e il 25 ottobre, dei due aggressori. I due, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, hanno 21 anni e sono entrambi originari di San Basilio, quartiere a nord-est della Capitale.
In un primo momento circola la notizia che Del Grosso e Pirino si siano costituiti, ma non è così, anzi. Si scopre che a denunciare Del Grosso è stata addirittura la madre, la quale è venuta a sapere da un amico del terzogenito che il figlio “aveva fatto una cazzata”.
Del Grosso, grazie alla segnalazione della madre e della sua fidanzata, viene rintracciato in un residence a Tor Cervara, Pirino, invece, su un terrazzo nei pressi di via Teano, in zona Torpignattara. Entrambi tentavano di nascondersi dalle forze dell’ordine.
Il caso a questo punto sembra essere chiuso, ma è proprio con il fermo dei due aggressori che si arriva a un clamoroso colpo di scena: quello che inizialmente sembrava essere uno scippo, si rivela essere uno scambio di droga finito in tragedia.
A confermarlo in un certo senso è anche il capo della Polizia Franco Gabrielli che afferma: “Gli accertamenti che l’autorità giudiziaria disvelerà quando riterrà opportuno non ci raccontano la storia di due poveri ragazzi scippati”. Parole, quelle di Gabrielli, che faranno molto discutere nei giorno avvenire.
La fidanzata di Luca Sacchi, però, smentisce categoricamente che lei e il suo compagno fossero intenzionati ad acquistare la droga la sera in cui è avvenuto l’omicidio.
In un’intervista esclusiva al Tg1, infatti, Anastasiya Kylemnyk afferma: “La droga? Non centra niente. Luca era lì per guardare il fratellino piccolo che si trovava nel pub”.
Luca Sacchi ucciso a Roma: la convalida dell’arresto e le dichiarazioni dei due accusati
Trovati i colpevoli, a questo punto bisogna trovare il movente. Ed è proprio qui che la situazione si ingarbuglia. Il caso, infatti, si rivela molto più complesso di quanto ipotizzato inizialmente. E i due aggressori non aiutano gli inquirenti.
Sabato 26 ottobre, infatti, il gip Corrado Cappiello interroga Del Grosso e Pirino, ma i due si avvalgono della facoltà di non rispondere. Nonostante questo, però, il legale di Del Grosso afferma che il suo assistito: “Ha chiesto scusa per quello che è successo. Non voleva uccidere nessuno”. Pirino, invece, in una dichiarazione spontanea afferma di essersi recato sul luogo del delitto solamente per “compiere una rapina” e di non essere a conoscenza del fatto che Del Grosso possedesse una pistola.
Il gip di Roma, successivamente, convalida il fermo ed emette un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Nell’ordinanza di otto pagine il gip descrive l’omicidio del ragazzo 24enne: “Luca Sacchi spingeva con forza l’assalitore (Pirino), facendolo cadere, quindi quello con la tuta nera (Del Grosso) gli si avvicinava esplodendo a un paio di metri di distanza un colpo che colpiva il giovane alla testa. Quindi i due rapinatori fuggivano immediatamente a bordo dell’auto sulla quale erano giunti lungo via Mommsen”.
“La volontarietà dell’omicidio appare indiscutibile” scrive inoltre gip, “tenuto conto dell’arma impiegata, della distanza ravvicinata, nonché della zona del corpo della vittima presa di mira nel corso di una rapina violenta”.
Nell’ordinanza, inoltre, si scopre che Del Grosso, prima di essere arrestato, avrebbe confessato ad alcuni suoi amici, che poi avrebbero contattato la madre, di non voler uccidere Luca Sacchi ma che “il rinculo della pistola me lo ha fatto colpire in testa”.
Tutte le contraddizioni di Anastasiya, la fidanzata del ragazzo ucciso a Roma
Che Anastasiya Kylemnyk, la fidanzata di Luca Sacchi, quella sera dovesse acquistare della droga sembrerebbe ormai appurato nonostante lei abbia detto che “la droga non c’entra niente”.
A dirlo è sempre il gip nell’ordinanza. Secondo quanto affermato, infatti, quella sera nel pub era presente un contatto di Del Grosso che “era stato incaricato da Del Grosso di verificare se persone in zona Tuscolana avessero il denaro per acquistare come convenuto merce”.
Il testimone, dunque, afferma di essersi recato con altre due persone “in via Latina intorno alle 21:30 del 23 ottobre incontrandone una terza, già a lui noto, al quale si presentava come inviato di Valerio”. Qui, “una donna in quel contesto aveva lasciato uno zaino che lui stesso aveva constatato contenere soldi divisi in due mazzetti da 20 e da 50 euro. Accertata la presenza del danaro la ragazza aveva ripreso lo zaino mentre arrivava subito dopo Del Grosso”.
La donna in questione sarebbe ovviamente Anastasiya.
Un’altra contraddizione della ragazza fa dubitare gli inquirenti: la versione, da lei resa, del colpo alla testa subito dai due aggressori. Come detto in precedenza, infatti, Anastasiya ha raccontato di essere stata colpita da una mazza alla testa e di aver perso i sensi per qualche secondo.
Tuttavia, nei referti del pronto soccorso, dove la fidanzata di Luca è stata ricoverata in stato di shock dopo l’aggressione, non risultano ferite alla testa. E anche il titolare di un negozio di tatuaggi, che ha prestato soccorso subito dopo la sparatoria, ha affermato che Anastasiya non presentava contusioni alla testa.
Ma c’è di più: sarebbe l’intera ricostruzione a essere messa in discussione. Secondo quanto svelato dal quotidiano La Repubblica, infatti, gli inquirenti sarebbero in possesso di un video che riprenderebbe gli attimi prima dell’aggressione.
Nel filmato si vede Luca Sacchi, la fidanzata Anastasiya e un terzo elemento, identificato come Domenico Costanzo. I tre passeggiano e parlano amichevolmente. Quando i tre escono dall’inquadratura, si vede arrivare una Smart dalla quale scendono due aggressori che nel giro di quaranta secondi risalgono in macchina e partono a tutto gas. Pochi attimi dopo nell’inquadratura si rivede Anastasiya.
Anche un testimone oculare confermerebbe che Anastasiya non si trovava al fianco di Luca nel momento dell’aggressione. Secondo quanto riferito, infatti, il teste avrebbe visto una ragazza urlare e raggiungere Luca Sacchi, subito dopo lo sparo.
Omicidio Luca Sacchi: tutto ciò che non torna nella vicenda
Perché dunque Luca Sacchi era lontano dalla sua fidanzata? E chi aveva il famoso zainetto con i soldi, Luca o la stessa Anastasiya? E se ce lo aveva lei perché i due aggressori sono andati direttamente da Luca, lo hanno prima malmenato con la mazza da baseball (l’autopsia ha rivelato che il ragazzo ha ricevuto più colpi sul braccio sinistro e l’avambraccio destro) e poi freddato con un colpo di pistola?
Ma non sono gli unici interrogativi che a questo punto la fidanzata del ragazzo ucciso a Roma dovrà necessariamente chiarire.
Anastasiya, infatti, ha ammesso di avere dei soldi nel suo zaino, affermando che fossero i proventi del suo lavoro da babysitter. Ma quanti soldi c’erano con precisione? Si è parlato di 2/3mila euro, mentre voci non ancora confermate hanno parlato di addirittura 20mila euro.
Secondo gli inquirenti i soldi servivano per acquistare droga, ma si trattava di una partita di marijuana, come ipotizzato in un primo momento, o di cocaina?
E ancora chi ha chiamato gli spacciatori? La stessa Anastasiya? E a chi doveva o dovevano rivendere la droga dal momento che, visti i quantitativi da comprare, è da escludere un acquisto per consumo personale?
Ma gli aspetti da chiarire riguardano anche i due aggressori Del Grosso e Pirino. Veramente i due sono partiti dall’altra parte di Roma con il solo scopo di fare un rapina da 2mila euro? E perché arrivare sul luogo della rapina, sapendo che i soldi li aveva una ragazza, con una mazza da baseball e una pistola?
E ancora, si è trattato realmente di un “incidente” o di una vera e propria esecuzione nei confronti di Luca Sacchi magari per punire uno sgarro fatto in precedenza dal “gruppo” di Anastasiya?
I due, inoltre, lavoravano per qualcun altro? E che fine hanno fatto i soldi contenuti nello zaino della ragazza? Già perché il famoso zainetto di Anastasiya è stato ritrovato in via di Tor Bella Monaca, tra le sterpaglie dello spartitraffico della rampa di accesso al Gra, mentre i documenti della donna sono stati rinvenuti in via Ottaviano Conte di Palombara. Dei soldi così come della pistola, però, nessuna traccia.
Il paradosso è che proprio Luca Sacchi, il ragazzo ucciso a Roma una settimana fa, sembra avere un ruolo marginale nella vicenda: non risulta avere contatti con gli spacciatori, non faceva uso di droghe, così come appurato dall’autopsia, e non era lui a possedere i soldi per l’acquisto degli stupefacenti.
A questo punto viene anche da chiedersi se lui fosse a conoscenza dell’eventuale acquisto di droga da parte della sua fidanzata o se la sua unica “colpa” sia stata quella di intervenire per difendere la sua fidanzata, entrata in un gioco forse più pericoloso di lei.