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“‘Frocio’ e ‘gay schifoso’: mio figlio, 12 anni, aggredito per lo smalto e una borsetta arcobaleno”

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L'episodio è accaduto lo scorso 8 giugno in un parco del quartiere Infernetto a Roma, e su cui ora lavorano i Carabinieri di Casalpalocco dopo la denuncia della madre del ragazzo che ha riportato la storia a TPI. Organizzato per sabato un flashmob nel quartiere

L’8 giugno scorso, Filippo (nome di fantasia), 12 anni, era in un parco zona Infernetto a Roma con un gruppo di amici per festeggiare la fine della scuola. Un giorno che – dopo un anno come quello appena trascorso – doveva rappresentare un momento di spensieratezza pura per tanti ragazzi che fanno i conti con un po’ di normalità post Covid. Per Filippo e i suoi amici, però, le cose sono andate diversamente. All’improvviso, il suo piccolo gruppo – lui più 4 ragazze – è stato aggredito da un branco di coetanei che, in numero decisamente maggiore, ha iniziato a insultare e buttare uova su di loro.

La storia la racconta a TPI la madre del ragazzo, Claudia, che ha voluto denunciare l’ennesimo episodio di omofobia e violenza in un’Italia che accumula un numero crescente e preoccupante di storie simili.

“Mio figlio era al parco e stava festeggiando la fine della scuola con un gruppetto di amici. Si è avvicinato un grosso gruppo di coetanei di un’altra scuola che ha iniziato a provocarli. Loro non hanno risposto allora è partito il lancio delle uova, che ha colpito mio figlio lasciandogli anche un livido, lui era da solo con 4 ragazze. Ma la cosa brutta sono stati gli insulti a lui rivolti: Filippo ha i capelli lunghi, ama mettersi lo smalto colorato, usare l’eyeliner, è affascinato dal mondo Lgbt, ha una borsetta arcobaleno, ha il suo modo di esprimersi, gli piace scrivere, disegnare etc. Fino a ora non abbiamo avuto problemi, ma questa volta sono arrivati insulti pesantissimi. ‘Frocio di merda, gay schifoso, sei maschio o femmina’. A quel punto – poiché i ragazzi erano tanti – mio figlio forse si è sentito sopraffatto, si è allontanato e ha chiamato il padre per farsi venire a prendere”.

Cosa è accaduto a quel punto?
Le ragazze che erano con lui hanno provato a difenderlo ma sono state spinte a terra e coperte di insulti: “puttane, troie, quanto vuoi per un bocch**o”. La cosa è durata per un po’. Quando sono tornata a casa credevo che il problema fosse solo il lancio di uova, non sapevo degli insulti omofobi e sessisti. Sono tornata al parco e ho trovato un’amica di mio figlio che ancora piangeva perché era stata presa a calci. Ho trovato il gruppo di ragazzi e mi sono arrabbiata, ho detto loro che non potevano colpire così dei loro coetanei.

È riuscita a capire la dinamica dei fatti?
Quando sono tornata a casa mi hanno scritto le altre mamme dicendomi che c’erano gli estremi per una denuncia e mi hanno riportato i pesanti insulti ricevuti da mio figlio e le sue amiche. Ho chiesto riscontro a Filippo dopo varie segnalazioni di altri genitori su questi insulti e lui mi ha confermato la storia, dopo un’iniziale reticenza. Siamo andati dai Carabinieri, dalla preside della scuola di questi ragazzi, volevamo un’azione di tipo educativo, sono 12enni, non vogliamo che vengano punti ma che si parli nelle scuole di temi come l’inclusione. È una brutta storia.

Filippo come sta?
Mio figlio nei giorni successivi non è voluto uscire, l’idea di andare al parco lo angoscia. Mi aspettavo di trovarmi di fronte dei ragazzi più grandi, invece sono tutti ragazzini dell’età di Filippo, e questo mi ha sconvolto. Ho scritto un post sulla pagina del quartiere e ho avuta una risposta importante. Abbiamo organizzato un flash mob per sabato per dare una risposta a questa situazione e anche per fare in modo che Filippo faccia pace con questo luogo.

Ha potuto a confrontarsi con i genitori di questi ragazzi?
Finora nessuno dei genitori di questi ragazzi è venuto a parlare con noi. Eppure la storia è nota e le scuole sono state coinvolte. Sono ragazzini piccoli, è stata un’azione di branco, però ogni giorno se ne sente una. Devo dire che la risposta della nostra scuola è stata molto forte e presente. Il primo giorno Filippo era sconvolto, poi gli amici gli sono stati vicini, è contento di partecipare a questa iniziativa e spero che piano piano possiamo metterci questa situazione alle spalle.

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