Ragazza salvata dallo stupro, parla l’uomo che è intervenuto: “Aveva il terrore negli occhi”
“So di aver fatto un gesto che altri non si sarebbero sentiti di fare, ma non sono un eroe. Per me è stata la cosa più normale del mondo. A San Lorenzo episodi del genere non li tolleriamo”. Il ragazzo che nella notte tra sabato e domenica scorsi ha salvato dallo stupro Alessandra, una studentessa fuorisede di 22 anni, nel quartiere San Lorenzo di Roma ha parlato così di quei minuti. Lo ha fatto a La Repubblica, seduto a un tavolo del Sally Brown, lo storico pub punto di ritrovo della sinistra antagonista nel quartiere più “rosso” di Roma. “Camminavo in via dei Sardi per andare a prendere il tram allo Scalo di San Lorenzo. A un certo punto mi è venuta incontro l’amica di Alessandra, mi ha detto: “Ti prego, aiutami, non te ne andare. La mia amica è in pericolo”. Mi sono avvicinato e ho visto nel buio un ragazzo con il braccio intorno al collo di Alessandra. Ho chiesto loro se si conoscevano. Lui mi ha detto: “Si, non ti preoccupare, è la mia ragazza”. Gli ho risposto: “Stai zitto, voglio saperlo da lei”. A quel punto Alessandra, che era rimasta muta, ha preso coraggio. Mi ha ripetuto “Ti prego aiutami””.
Quindi la decisione di intervenire fisicamente: “Gli ho tolto il braccio dalle spalle di Alessandra, l’ho allontanata e poi ho sbattuto quel tipo contro il muro. Abbiamo avuto una colluttazione che è durata alcuni minuti, a un certo punto mi sono sentito come spingere, invece era lui che mi stava colpendo con un cacciavite. Mi ha preso al braccio, alla pancia e sul petto, vicino al cuore”. Dopo l’arrivo dei soccorsi ha deciso di allontanarsi: “Quando è arrivata la polizia gli ho consegnato il cacciavite, ho descritto sommariamente agli agenti quel tizio che nel frattempo era scappato nella strada accanto. L’hanno trovato sdraiato in terra. Alessandra ormai era salva e il giorno dopo, alle otto, dovevo attaccare al lavoro: sono andato a casa a dormire. Altrimenti avrei fatto inutilmente l’alba in commissariato per formalizzare gli atti. C’erano altri due testimoni. E poi era tutto buio, quel tizio non saprei riconoscerlo”.
Nelle scorse ore Alessandra ha espresso la volontà di incontrarlo per ringraziarlo di persona: “Mi fa piacere, la voglio invitare a conoscere la splendida realtà dell’Atletico San Lorenzo. Le realtà sociali di questo quartiere promuovono il bello, la socialità, l’inclusione, la solidarietà. Valori che rendono il quartiere sicuro. Non dimenticherò mai il dolore che ho visto nei suoi occhi”.