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“Non siamo fragili ma incazzate”: la protesta anti-sgombero delle donne occupanti davanti alla Regione Lazio

"Noi non siamo fragili, noi siamo incazzate". È questo il grido delle "donne delle occupazioni" che, insieme al Movimento per il diritto all'abitare di Roma e a Non una di meno, si sono riunite oggi in un presidio sotto il palazzo sede della Regione Lazio per protestare contro la violenza degli sgomberi

 

“Non siamo fragili ma incazzate”: la protesta anti-sgombero delle donne occupanti davanti alla Regione Lazio

“Noi non siamo fragili, noi siamo incazzate”. È questo il grido delle “donne delle occupazioni” che, insieme al Movimento per il diritto all’abitare di Roma e a Non una di meno, si sono riunite in un presidio sotto il palazzo sede della Regione Lazio per protestare contro la violenza degli sgomberi.

Ed è proprio alla Regione che queste donne, nella maggior parte dei casi sole, senza un’abitazione e un lavoro né la possibilità, quindi, di pagare un affitto, che chiedono attenzioni e soluzioni. Visto che, ci spiegano, “il comune di Roma continua a rimandare il problema dell’emergenza abitativa e “la Prefettura non fa altro che inserire in una lista, in un cronoprogramma, gli edifici occupati da sgomberare, lasciando donne e bambini in mezzo a una strada o sradicando questi nuclei già abbastanza sfortunati dal loro contesto sociale e territoriale”.

É una protesta affinché non si ripeta quanto accaduto lo scorso luglio con lo sgombero della ex scuola media Don Calabria di Via Cardinal Capranica a Primavalle, a seguito del quale i vari nuclei familiari, le donne e i bambini, sono stati trasferiti in centri di accoglienza spesso lontani dal loro territorio, dalla loro scuola, dalle loro relazioni sociali. Bambini che, come ci raccontano queste donne, sono costretti ad alzarsi tutte le mattine alle 5 perché frequentano scuole lontane chilometri dai centri che li accolgono. O madri che sono state minacciate dai servizi sociali di venire separate dai loro figli. Ora, dopo la ex scuola di Primavalle, il cronoprogramma della Prefettura prevede lo sgombero dello stabile di via del Caravaggio, a Tor Marancia, dove attualmente vivono circa 400 famiglie.

Protesta donne occupanti: “Gli sgomberi sono violenza contro le donne”

“Siamo qui oggi per preparare la nostra presenza nel corteo nazionale di Non una di meno del prossimo 23 novembre. Come donne dell’occupazione abbiamo sentito l’esigenza di prendere parola perché consideriamo gli sgomberi come una vera e propria violenza nei confronti delle donne. Una violenza che si concretizza prima che lo sgombero venga effettuato, per le minacce degli assistenti sociali di voler separare bambine e bambini dalle proprie madri, delle donne occupanti che poi si ritrovano lontane dai propri figli e vengono relegate a una vita di non indipendenza”.

“Protestiamo contro il fatto che ci sia ancora un articolo 5 che nega l’accesso alla residenza (l’articolo 5 del decreto legge n.47/2014 sulle “Misure urgenti per l’emergenza abitativa” dispone che “chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento ai pubblici servizi”, ndr) e quindi a tutti i servizi di welfare e che va a colpire in primis proprio donne e bambini. Lo facciamo perché vogliamo respingere al mittente l’idea della fragilità sociale, che è quella utilizzata quando si parla delle occupanti. Noi non siamo fragili, abbiamo bisogno di una casa, di diritti, di una residenza e di poter mantenere l’autonomia che ci siamo riconquistate con le occupazioni. Siamo qui oggi con la Regione Lazio che deve essere un interlocutore per le nostre problematiche e per dire che difenderemo le nostre case con ogni mezzo necessario”.

E per il momento questo mezzo è quello della voce, della protesta. Alcune di queste donne, come anticipato con il supporto del Movimento per il diritto all’abitare di Roma e di Non una di meno, sono salite negli uffici della Regione governata da Nicola Zingaretti, segretario del Partito democratico, per incontrare i consiglieri regionali riuniti in un tavolo che oggi, di nuovo, ha affrontato il tema dell’emergenza abitativa.

Un tema, quest’ultimo, che le portavoce delle donne dell’occupazione legano a doppio filo con quello della violenza di genere e patriarcale e con il tema dell’emancipazione femminile. Perché “l’indipendenza economica è la condizione fondamentale per affrancarsi dalla violenza”, per potersi definire libere di autodeterminarsi.

Protesta donne occupanti: “Lo Stato si batte per la violenza, ma è il primo violento”

“La problematica è la violenza delle istituzioni che ci sbattono per strada, che non ci permettono di sopravvivere”, racconta sempre una delle occupanti, una donna di 58 anni che si è ritrovata in questa situazione dopo essere stata licenziata dalla sua azienda. Aveva un contratto a tempo indeterminato, ma è stata una delle vittime di un esubero. “Molte di queste donne sono badanti e baby sitter che lavorano per le famiglie italiane, sono donne che hanno subito violenze familiari o donne single con figli piccoli. Sono donne che non possono vivere in affitto perché non ne hanno i mezzi e che quindi, proprio per via della mancanza di un’indipendenza economica e dell’assenza di supporto da parte delle istituzioni, occupano gli stabili per necessità. Lo Stato e la politica si riempiono la bocca di parole, vogliono contrastare la violenza sulle donne e non pensano che spesso sono i primi a esercitare violenza”.

“Siamo donne italiane e straniere – ha proseguito – che condividono una condizione: la povertà. Donne che hanno subito degli sfratti e che non riescono a rimettersi in piedi, ma che hanno bisogno di farlo a tutti i costi. Zingaretti, Regione Lazio, Pd…di che cosa parlate quando volete legiferare per supportare le donne?”.

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