“Le periferie di Roma possono rinascere dalla scuola”: al via il progetto “Storie cucite a mano”
L'iniziativa, partita prima in Piemonte e in Puglia, arriva nella capitale con lo scopo di contrastare la povertà educativa
Arriva a Roma il progetto che contrasta la povertà educativa nelle scuole delle periferie, dando un nuovo futuro ai bambini
“Roma non ha una periferia, Roma è una periferia”, a dirlo è Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21 luglio, impegnata per i bambini svantaggiati nelle scuole delle periferie. Parla dal palco della scuola di Rebibbia, l’istituto Comprensivo Giovanni Palombini.
Tra i palazzi colorati solo dai graffiti, i cassonetti straripanti che tanto hanno fatto parlare negli ultimi anni, la scuola rappresenta ancora un angolo di verde nell’area della Roma est famosa soprattutto per la presenza del carcere. Davanti a Stasolla, una platea di bambini con le loro maestre e qualche mamma, tutti pronti ad accogliere le proposte che di lì a tre anni, dovrebbe portarli ad avvicinarsi a un futuro non più solo immaginario, contrastando la povertà educativa che affligge le zone della città che più sono in difficoltà ed espressione di disagio.
L’occasione è quella della presentazione del progetto “Storie cucite a mano”, partito prima a Moncalieri, in provincia di Torino, poi a Lecce e approdata infine anche nella capitale. Un progetto che si prefigge di prendere le storie dei bambini più fragili, cresciuti nelle periferie, per riscriverle partendo dalle scuole, cucendo su misura per loro un nuovo svolgimento e, soprattutto, un nuovo finale. Sul palco, i rappresentanti delle associazioni che hanno dato il loro contributo per portare il progetto nelle altre città italiane.
Il progetto
L’iniziativa si rivolge a bambini con un’età compresa tra i 5 e i 14 anni cresciuti in aree svantaggiate di periferia. Lo scopo è quello di contrastare la povertà educativa, ovvero quel fenomeno secondo il quale un bimbo viene privato del suo diritto ad apprendere, riducendo di conseguenza anche le sue possibilità di scalare nel mondo del lavoro, a causa delle condizioni di povertà e di disagio in cui è cresciuto.
In tre anni di lavoro, attraverso iniziative e laboratori che coinvolgeranno esperti, ma anche genitori dei bambini e insegnanti, le scuole periferie delle tre città dovranno cambiare forma e natura, candidandosi a diventare un modello ripetibile per tutte le altre zone disagiate del Paese.
A lavorare sulle città per portare avanti il progetto, tre associazioni del terzo settore: in Piemonte, la cooperativa sociale Educazione Progetto di Torino, capofila dell’iniziativa, a Lecce l’associazione Fermenti lattici.
Nella capitale, a coordinare le iniziative è l’associazione 21 luglio, già attiva in città con lo scopo di innescare dinamiche virtuose nelle aree che più sono afflitte da disagio sociale e povertà, in particolare impegnata a sostegno delle comunità rom.
A Roma, le aree coinvolte in “Storie cucite a mano” saranno il quarto e il sesto municipio, in particolare l’area dell’ex fienile di Tor Bella Monaca, dove sorge un polo dell’associazione 21 luglio, e l’istituto comprensivo Giovanni Palombini, a Rebibbia.
“Il municipio quarto e sesto sono stati scelti appositamente perché sono municipi che nella mappa delle disuguaglianze di Roma sono al vertice per problematiche legate alla marginalità, alla povertà educativa, alla povertà sociale, alla mancanza di spazi educativi”, commenta Carlo Stasolla ai microfoni di TPI.
I progetti verranno portati avanti sia all’interno, sia all’esterno della scuola, spingendo anche le due periferie a dialogare tra di loro.
Le iniziative rivolte a famiglie e bambini nelle periferie
Tre le azioni principali: percorsi educativi e laboratori tenuti da equipe educative, progetti per dare un nuovo volto alle scuole, anche degli spazi. Con l’iniziativa “Bambini in centro”, le famiglie dei due municipi sono messi in contatto con altre famiglie che possano offrire loro un sostegno concreto con suggerimenti, aiuto per l’accesso ai servizi, orientamento e consulenze, con un approccio di sostegno reciproco. Mentre con il terzo progetto, è la socializzazione a essere protagonista, con l’organizzazione di eventi culturali, laboratori e incontri di vicinato.
All’interno di “Storie cucite a mano”, il terzo settore ha un ruolo cardine, ma quella che è venuta a mancare è stata la partecipazione delle istituzioni: “È un supporto tra l’istituzione scuola e le associazioni per rafforzare il lavoro scolastico”, continua Stasolla, “Peccato che in questo partenariato manchi l’istituzione pubblica, che in fase progettuale ha rifiutato di partecipare. Nello specifico, il municipio”.
La polemica sul ruolo del municipio nel progetto
La speranza per l’associazione resta quella di creare una collaborazione con il municipio, per il bene dei bambini verso i quali è rivolta l’iniziativa. “Quando noi proponemmo a questo municipio di partecipare a questo bando ci dissero che, dopo mafia capitale, questo municipio non avrebbe fatto nessun tipo di partenariato con nessuna associazione, e davanti a questo rifiuto ci siamo visti nell’impossibilità di far applicare loro come partner in questo progetto”, prosegue, “sicuramente è sarebbe stata importante la loro partecipazione, soprattutto perché in città mancano visione e impegno nelle periferie”.
“Il Municipio Roma IV non è partner dell’iniziativa”, ha commentato Roberta Della Casa, presidente del IV municipio di Roma, “comunque ben vengano tutte quelle attività che contrastano la povertà educativa. Le Istituzioni, la scuola e il terzo settore contribuiscono, ognuno per la propria parte, alla rinascita delle periferie”.
“Le periferie oggi sono diventate e viste spesso come luogo della marginalità, del degrado”. Spiega Stasolla, “oggi i cittadini romani non sono cittadini che vivono nel centro, sono i figli dei bengalesi che vengono qui a lavorare, sono figli di coppie pugliesi giovani che si trasferiscono a Roma, sono i bambini Rom che magari da quattro generazioni vivono nella nostra città. È questo il puzzle, il mosaico di cui si compone la nuova cittadinanza che si costruirà e vivrà Roma nei prossimi anni. Su questo, questa amministrazione e questo municipio mostrano di non avere lungimiranza e di non avere visione”.
Il progetto è stato scelto dall’impresa sociale “Con i bambini” nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, nato dall’intesa tra le fondazioni di origine bancaria. “Grazie a questo fondo fino ad oggi sono stati approvati 270 progetti e abbiamo risorse finanziarie per approvarne almeno altri 300”, spiega Carlo Borgomeo, presidente di Con i bambini, “Questa operazione vuole denunciare, ricordare al paese che c’è un problema di povertà educativa. Non solo povertà di reddito. La povertà educativa varia a seconda dei territori, e anche le risorse sono destinate in modo diverso”.