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Home » Cronaca

“Andiamo a bere una birra?”: le avances in chat di un professore con la sua studentessa 16enne

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Messaggi inopportuni a una sua studentessa: nel mirino un professore 35enne che – mentre era di ruolo nel liceo classico Pilo Albertelli di Roma – avrebbe contattato una sua alunna 16enne in privato per chiederle di uscire per “andare a bere una birra”. I genitori della giovane lo hanno segnalato chiedendo che la scuola prenda una posizione netta e che l’Ufficio scolastico regionale del Lazio e il Ministero dell’Istruzione scrivano un vademecum chiaro sul comportamento corretto da tenere in questi casi. Secondo i familiari si sarebbe trattato di un tentativo di approccio. “Un conto sono le chat di classe, utilizzate per scopi didattici, un altro è utilizzare i social e i servizi di messaggistica istantanea per parlare privatamente con gli studenti e le studentesse di tutto ciò che non è attinente alla scuola”, il commento dei genitori della ragazzina.

La chat privata sarebbe iniziata lo scorso giugno, poco dopo la fine dell’anno scolastico. Il professore avrebbe chiesto alla 16enne di una festa alla quale lei aveva preso parte, domandandole se avesse conosciuto qualche ragazzo. E ancora, “ragazza, tu attenti alla mia vita”, uno dei messaggi rinvenuti e citati da Repubblica. Aveva anche chiesto alla giovane di dargli del “tu”, fino alla richiesta di uscire, dandole un passaggio in auto. La studentessa avrebbe risposto in modo imbarazzato, portando poi alla luce la vicenda con i suoi genitori. L’uomo, che ora lavora in un altro istituto, avrebbe detto di non ricordarsi di quei messaggi – scambiati 5 mesi fa – e neppure del nome della ragazza in questione.

Carlo Rossi, presidente del consiglio d’istituto dell’Albertelli, ha spiegato: “Questa vicenda suggerisce che il Consiglio metta in cantiere anche la possibilità di adottare un Codice interno di comportamento chiaro, a tutela di docenti e famiglie. Se le avances fossero confermate sarebbe oggettivamente grave. La responsabilità sarebbe personale, ma macchierebbe il lavoro di tanti bravi colleghi e l’immagine del liceo”.

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