Prima alla Scala, Mattarella: “La cultura russa non si cancella”. Meyer risponde a Sgarbi: “Pena per le sue parole”
Prima alla Scala, Mattarella: “La cultura russa non si cancella”. Meyer risponde a Sgarbi: “Pena per le sue parole”
“Non mi sono mai sentito uno straniero”. Il sovrintendente della Scala Dominique Meyer risponde così alla polemica aperta da Vittorio Sgarbi, nel giorno della prima allo storico teatro milanese. “Da troppi anni il sovrintendente della Scala è uno straniero”, aveva detto ieri il critico d’arte, entrato nel governo Meloni come sottosegretario alla Cultura, scagliandosi contro le politiche sulla cultura del sindaco di Milano Beppe Sala.
“Io non faccio commenti su questo, io sono in Italia da 30 anni e la prima volta che sono venuto alla Scala era il 1980”, ha risposto oggi Meyer, a poche ore dal debutto di “Boris Godunov”. “Non mi sono mai sentito uno straniero. E mi sento a casa laddove si fa cultura. Per la prima volta ho sentito questa parola dura, ‘straniero’, mi ha fatto pena”, la replica dura del direttore teatrale francese.
“Sono presidente di varie giurie e sono sempre stato accolto a braccia aperte. Mi fa pena essere considerato adesso come un cattivo straniero che non sa fare il suo lavoro. Sono 32 stagioni che dirigo l’Opera di Parigi, l’Opera di Vienna e adesso la Scala. Ho rispetto per questa persona che non conosco ma che credo non conosca il mio lavoro”, ha concluso Meyer, che si è anche soffermato sulle polemiche per la scelta di aprire la stagione con un’opera russa. “Non ci sono state tante polemiche a parte quelle del console ucraino. Presentiamo un capolavoro della storia dell’arte e non significa che sia un appoggio alla politica russa. Sono delle cose diverse”, ha affermato. A novembre il console ucraino a Milano, Andrii Kartysh, aveva scritto a Meyer, Sala e al presidente della regione Lombardia Attilio Fontana per chiedere di rivedere la programmazione della Scala ed evitare “eventuali elementi propagandistici”.
“Come è noto io ho una posizione estremamente chiara sul tema dell’invasione dell’Ucraina”, ha detto oggi Giorgia Meloni, “però noi non ce l’abbiamo con il popolo russo, con la storia russa, con la cultura russa”, ha aggiunto la presidente del Consiglio, presente alla prima insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
“La grande cultura russa è parte integrante della cultura europea. È un elemento che non si può cancellare. La responsabilità della guerra va attribuita al governo di quel Paese, non certo al popolo russo o alla sua cultura”, ha ribadito il capo dello Stato, accolto con un’ovazione.
Riguardo la polemica su cui era intervenuto Sgarbi, contestando i tagli alla Scala e alla cultura in generale, si è pronunciato anche il presidente della Regione Lombardia, che ha promesso di coprire parte dei contributi mancanti alla Scala, ma solo per quest’anno. “Abbiamo cercato di fare la raccolta di tutte le risorse non spese con l’aiuto degli assessori, in particolare due, e abbiamo recuperato ulteriori risorse da trasferire”, ha detto Fontana, dopo lo scontro tra il sindaco Sala e sindacati. “Un taglio così importante alla fine dell’esercizio era mortale. Questo non significa che non ci saranno tagli per il 2023, ma per il ’22 è un sollievo”.
“Hanno ragione i sindacati, il dimezzamento dei fondi ai teatri da parte degli enti locali è inaccettabile”, aveva detto ieri Sgarbi, giudicando “inammissibile” la risposta data da Sala ai sindacati (“Ai sindacati che dicono la cultura non si tocca, io rispondo: allora tocco il trasporto pubblico per i disabili, tocco gli asili?”). Dall’attacco ai tagli, Sgarbi era poi passato alla critica dell’assegnazione di incarichi agli “stranieri”. “Sarà opportuno ripensare al rapporto tra il teatro, la creatività e il popolo, e anche valutare l’indicazione di un nuovo sovrintendente”, ha detto il sottosegretario, prima di precisare di non avere “nulla contro gli stranieri”. “Ma per quel che riguarda due simboli assoluti dell’Italia davanti al mondo, due valori nazionali, gli Uffizi, dove pure ha operato un ottimo direttore tedesco, e la Scala, non s’intende perché non si possa, anzi non si debba, indicare un italiano. Ne ho parlato anche con Riccardo Muti, che vuole fermamente in Italia le spoglie del grande Cherubini, sepolto a Parigi, al Père-Lachaise”, ha aggiunto Sgarbi. “Da troppi anni il sovrintendente della Scala è uno straniero. Perché non il sindaco straniero, allora?”