Ponte di Genova, spunta l’audio del dirigente Aspi un anno prima del crollo: “Va de sotto”
“Qua se famo male, quello va de sotto”: a parlare è l’ex capo delle manutenzioni di Autostrade per l’Italia, Michele Donferri Mitelli, braccio destro dell’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci. A quando si riferisce? Era esattamente un anno prima del crollo del Ponte Morandi.
Il collasso del viadotto Polcevera sarebbe avvenuto ad agosto 2018, ma nel 2017 nelle riunioni interne già se ne parlava. Gli audio che vengono fuori solo oggi, grazie all’intercettazione artigianale realizzata dal dirigente Spea Marco Vezil, sono da brividi: “C’è anche un fenomeno di fluage dei cavi esterni. Se tu c’hai il combinato disposto che i cavi esistenti si degradano… i cavi di precompressione “unbonded” se allentano e il ponte te cade giù. Dico bene, professò?”. E ancora: “Aspi e Spea hanno fatto una cazzata, sul pilone 11 era previsto un sistema di monitoraggio”.
Vezil temeva “di finire in galera” per come stavano andando le cose e per questo comincia a raccogliere prove degli incontri e delle decisioni. Stessa cosa fa un altro quadro di Spea, Massimiliano Giacobbi, anche lui indagato. Dopo il crollo del Ponte Morandi la Guardia di Finanza trova nel computer dei due funzionari oltre 36 ore di registrazioni, molte delle quali inedite, diventate oggi una prova importantissima nell’inchiesta sul disastro.
Le registrazioni del 29 settembre 2017 sono esemplificative. A parlare è Donferri: “Stavo qua già da un anno e ho saputo che c’erano da fare gli stralli del Polcevera… era marzo, febbraio… non sapevo un cazzo… da aprile dell’anno prima… cioè, a casa mia non cerco di mettere ordine… lo metterò male, sarò intempestivo, sarò imprudente, sarò maleducato, non lo so perché non se può sopporta’ la situazione… ma voi non state facendo letteralmente un cazzo… la progettazione è proprio in mano a Cristo…”.
E non si parla solo del ponte di Genova, ma anche del viadotto Giustina, in Abruzzo. Donferri vuole evitare il collaudo statico del Genio Civile: “Glielo mettiamo al culo con il calcestruzzo alleggerito e diamo una riverniciata”. Spea aveva presentato un progetto di ristrutturazione che poteva allungare la vita utile dell’opera al 2064, cioè ben oltre la scadenza della concessione di Autostrade per l’Italia: “Non è che nel 2034 se crepa, ma ‘sti cazzi, saremo vermi, saremo carne per i vermi tutti quanti, ce ne saremo belli che andati, e ‘sti cazzi… Io adesso ho dato un mandato chiaro, le opere devono arrivare al 2038 eventualmente compresa la proroga della proroga, massimo 2042, punto… So andato a leggere 2064 m’è presa un colpo, la vita utile? Ma ‘sti cazzi!…”. Ed è così, tra un torpiloquio e l’altro, che in Italia crollano ponti.