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Poliomielite, nuove segnalazioni del virus a Londra e New York. C’è da preoccuparsi?

Immagine di copertina
Credit: EPA/STRINGER

Poliomielite, nuove segnalazioni del virus a Londra e New York. C’è da preoccuparsi?

Torna a far parlare di sé il virus della poliomelite, uno dei più temuti al mondo fino agli anni ’50. La settimana scorsa negli Stati Uniti è stato rilevato il primo caso non importato da più di quarant’anni: un uomo della contea di Rockland, nello stato di New York, rimasto paralizzato a causa della malattia. A giugno era stata la volta di Londra, dove era stato segnalato un potenziale focolaio dopo che alcuni campioni raccolti in un impianto di scolo erano risultati positivi. Notizie che si vanno ad aggiungere a un focolaio riscontrato in Ucraina lo scorso novembre e ai casi rilevati in Malawi e Mozambico negli scorsi mesi e hanno messo in allerta le autorità sanitarie, con appelli a non abbassare la guardia e a sottoporre ai richiami vaccinali tutti i bambini che non li avessero completati. Nonostante la preoccupazione, che si va ad accompagnare ai recenti allarmi su Covid e vaiolo delle scimmie, i recenti dati indicano che la situazione relativa alla poliomelite ha visto un forte miglioramento negli ultimi decenni.

Come ricorda Il Corriere della Sera, in tutto il mondo sono stati solo sei i casi di poliomelite rilevati nel 2021, a fronte dei 350mila casi che nel 1988 erano stati trovati in ben 125 paesi diversi. Un calo drastico che si è accompagnato all’eliminazione di due dei tre ceppi del virus. In circolazione adesso rimane solo il primo dei tre ceppi, che presentano diverse caratteristiche genetiche e virologiche anche se danno origine agli stessi sintomi. L’eliminazione del terzo ceppo è stata proclamata nel 2019, mentre la dichiarazione per il secondo ceppo era arrivata nel 2015. Alla malattia causata da questi tre ceppi vanno aggiunti i casi attribuiti alla mutazione del virus usato nel vaccino Opv, quello realizzato da Albert Sabin nel 1959, che contiene una forma attenuata del virus. In casi molto rari (2-4 casi su un milione di vaccinati) questo vaccino, ancora utilizzato nelle aree in cui circola il virus perché consente di proteggere sia dagli effetti della poliomelite che dal contagio, può dare causare una forma di poliomelite simile a quella originale. Questo quanto sarebbe accaduto a chi contagiato l’uomo di Rockland, che dopo aver contratto il virus è rimasto paralizzato. Le autorità sanitarie americane ritengono infatti che il contatto della persona infettata provenisse dall’estero, dato che il vaccino Opv non viene somministrato negli Stati Uniti dal 2000. Diverso il discorso del vaccino Ipv che non è in grado di generare malattia. Il vaccino sviluppato da Jonas Salk nel 1955, prodotto con virus inattivato, è obbligatorio in Italia, dove è compreso nell’esavalente, che viene somministrato ai bambini in tre dosi, durante il primo anno di vita. A non aver mai ricevuto l’Ipv era stato proprio l’uomo contagiato a Rockland. Come ricordato dalle autorità statunitensi, chi ha ricevuto questo vaccino, e i relativi richiami, ha una protezione di quasi il 100 percento dalla malattia.

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