“Al Trivulzio abbiamo sempre agito nel migliore dei modi”. Ma sono 300 i morti da gennaio a oggi
300 anziani morti da gennaio ad aprile, con una media degli altri anni che conta invece 186 decessi. La struttura racconta la sua versione dei fatti in una video-conferenza stampa
La video conferenza del 6 maggio 2020 completa
Al Pio Albergo Trivulzio di Milano ci sono stati “300 morti” tra gennaio ed aprile 2020, rispetto ai “186 decessi medi dello stesso periodo tra il 2015 e il 2019”. Lo ha spiegato il virologo Fabrizio Pregliasco, nominato da poco consulente scientifico del Pat (struttura centrale del Pio Albergo Trivulzio), in una videoconferenza stampa. In particolare, ci sono stati oltre 200 morti tra marzo e aprile, “133 ad aprile e 70 a marzo”.
La difesa del Trivulzio
Insieme a Pregliasco, diventato coordinatore scientifico dopo le prime notizie sull’inchiesta della procura di Milano per epidemia colposa e omicidio colposo nella rsa milanese, era presente anche l’avvocato Vinicio Nardo, legale del Pat e del direttore generale Giuseppe Calicchio, ora iscritto nel registro indagato: “Al Trivulzio nessuno ha mai detto o messo per iscritto che non si dovevano usare le mascherine per non diffondere il panico”, ha chiarito, parlando anche della “penuria” delle mascherine nella prima fase dell’emergenza e del fatto che pure “le forniture ordinarie del Trivulzio sono state dirottate verso gli ospedali in quel periodo”.
Poi, rispetto alla delibera della Regione Lombardia dell’8 marzo (che chiedeva la disponibilità alle RSA di ospitare pazienti Covid), Nardo ha risposto: “Il Pio Albergo Trivulzio non è tra le strutture che ha dato disponibilità e accettato pazienti Covid. Sono arrivati solo 17 pazienti da Sesto San Giovanni dichiarati non Covid, in un momento in cui gli ospedali avevano urgenza di alleggerire i pronto soccorso e le terapie intensive. E’ dunque falsa la notizia che l’istituto abbia dato disponibilità e consapevolmente ricevuto pazienti positivi a Covid-19″. Nardo ha parlato anche di un'”ondata mediatica che si è abbattuta come uno tsunami per primo e soprattutto sul Trivulzio”.
Il doloroso bilancio
I decessi. Dal Pat hanno spiegato che tra febbraio e marzo c’è stato un “incremento del 29 per cento” delle morti rispetto agli stessi periodi, si è passati “da 89 decessi medi a 115”. Tuttavia, se si considera tutto il periodo gennaio-aprile, rispetto al “quadriennio precedente”, l’incremento è stato molto maggiore, “da 186 a 300 decessi”. In particolare, al Trivulzio (ora ci sono 700 ospiti in totale) solo ad aprile sono morti 133 anziani, a marzo 70. Il virologo ha fornito anche dati sulle altre strutture del Trivulzio: ad aprile alla ‘Principessa Jolanda’ ci sono stati 10 morti su 71 pazienti, 23 al ‘Frisia’ su 200 ospiti attuali. Pregliasco ha spiegato anche che il tasso di incremento della mortalità a marzo ed aprile al Pat è stato inferiore a quello della città di Milano, “ad aprile a Milano del 135 per cento, al Trivulzio del 61 per cento”.
I tamponi. Uno dei punti dolenti di questa vicenda riguarda i ritardi con cui sono stati effettuati i test. “Sono arrivati solo il 16 aprile”, spiega l’avvocato Nardo. I numeri che la struttura ha rilasciato a TPI, parlano di un totale dei tamponi è di 1471, di cui 583 sono risultati negativi (ripetuti due volte) e 308 positivi. Sono molti però gli operatori sanitari che denunciano di non aver ancora ricevuto il secondo tampone.
Le ombre della struttura
La videoconferenza stampa del Trivulzio è servita anche alla struttura per dare la sua versione di quanto sta accadendo, visto che oltre alla procura di Milano anche la Regione ha avviato una commissione di inchiesta e, ancor prima, il ministero della Salute aveva inviato gli ispettori. Da settimane si è formato anche un comitato di parenti delle vittime del Trivulzio (qui l’intervista di TPI al presidente), che chiede verità sulla gestione dell’emergenza alla Baggina e su come e perché sono morti tanti anziani. Quindi Pregliasco ha detto che al Pat c’è stato un “adeguamento a disposizioni nazionali e regionali, con tutti i limiti che qua e a livello nazionale c’erano” in una situazione di emergenza ed è stata garantita “l’assistenza”.
Le carenze però sono ben precedenti all’emergenza Coronavirus. Tra queste la mancata valutazione del rischio biologico nel Documento di Valutazione dei rischi (Dvr). E’ il Pat stesso ad ammetterlo, in una determina del 3 febbraio 2020 firmata dall’attuale direttore generale Giuseppe Calicchio, in cui si scrive che la direzione “non è in possesso di un documento aggiornato”. Oggi il legale della struttura ha risposto a TPI: “Non stiamo parlando di un piano che non c’era, ma di un piano non aggiornato. La valutazione dei rischi l’istituto, come capita in tutte le imprese, già a metà del 2019 ha posto mano a un aggiornamento. Il direttore aveva formalizzato questa necessità. L’iter si è avviato, è stato anche assunto un nuovo responsabile della sicurezza, l’architetto Beltramé. Una struttura come Trivulzio sta già mettendo mano alla sicurezza da quasi un anno. E’ come avere una casa e dire: ritinteggiamo i muri e con l’occasione cambiamo impianto elettrico”. Certo, questa volta non si tratta di un impianto elettrico, ma di una pandemia. Che è costata ben 300 morti nella RSA, con un piano dei rischi che aspetta ancora di essere aggiornato.
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