Chiusura di negozi e strade: governo punta al lockdown “leggero” entro il fine settimana
A differenza del passato, non sarà un nuovo Dpcm ad indicare nuove chiusure, ma una serie di ordinanze del ministro della Salute,insieme ai provvedimenti di governatori e sindaci
Il governo vuole arrivare al finesettimana con l’Italia “chiusa”, per rallentare ulteriormente la crescita dei contagi, ma vuole evitare di farlo con un nuovo Dpcm che smentisca l’ultimo provvedimento adottato, quello che ha diviso l’Italia in tre fasce. “Non possiamo smontare il criterio scientifico che abbiamo costruito con l’ultimo Dpcm”, è la frase che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ripete in questi giorni, riportata dal Corriere della Sera. Lo scopo, ancora una volta, è evitare un nuovo lockdown nazionale generalizzato, come quello di marzo aprile. Ieri il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ha escluso l’ipotesi di un lockdown nazionale. “Lo escludo, salvo che i dati domani e dopo domani mostrino in tutte le regioni, in maniera omogenea, una rincorsa al virus non fattibile e dei posti letto, non piu presenti per cui altre regioni diventano di colore rosso, ma è francamente molto improbabile”.
“È verosimile invece – ha proseguito Sileri – che altre regioni meritino un innalzamento di livello di guardia e diventando arancioni e qualcuna rossa, ma aspetterei venerdì quando arrivano i dati del report settimanale”. Più netto il ministro dei Beni culturali e Turismo Dario Franceschini, che sulla possibilità di un nuovo e generalizzato lockdown per l’intero Paese a partire dal prossimo fine settimana garantisce: “Non esiste il tema di chiudere tutto”. Piuttosto, l’esecutivo sceglie di prendere tempo e di far scattare, se necessario, una sorta di “lockdown leggero“, basato su una serie di ordinanze del ministro della Salute, e a provvedimenti di governatori e sindaci per bloccare il più possibile la mobilità.
Il lockdown leggero: chiusura negozi e strade
Con il “lockdown leggero”, imprese, fabbriche e professionisti dovrebbero continuare a lavorare, ma bar e ristoranti sarebbero chiusi su quasi tutto il territorio nazionale, per evitare quanto più possibile gli assembramenti senza bloccare il paese. Possibile anche la chiusura di quasi tutti i negozi (rimarrebbero aperti solo alimentari, farmacie, parafarmacie, edicole e tabaccai).
Per questo fine settimana, inoltre, le regioni gialle (quelle con meno restrizioni) saranno quasi del tutto scomparse dalla mappa. A rischiare l’ingresso in zona rossa sono tra le altre Puglia e Liguria (già arancioni), ma anche tre Regioni in giallo che hanno un Rt oltre l’1,5: Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Sono attesi inoltre decisioni restrittive autonome dei governatori di queste tre regioni. Anche i sindaci, per evitare assembramenti, possono agire sulla base del Dpcm, che affida loro il potere di chiudere intere aree di città e paesi, garantendo l’accesso a negozi e abitazioni. Ma con la chiusura dei negozi resterebbe da garantire il solo accesso alle abitazioni.
Primi segnali di rallentamento dei casi
La data del 15 novembre resta importante, ma solo per comprendere gli effetti delle misure già prese e valutare le nuove restrizioni. “Da qui a domenica capiremo se la curva va in una direzione o nell’altra”, è il bivio indicato dagli scienziati. Intanto, qualche segnale è già arrivato. “Sembra esserci una prima piegatura della curva”, hanno assicurato a Conte gli esperti del Cts, secondo quanto riporta Repubblica. “Forse si inizia a intravedere il plateau, l’altipiano che precede il picco. Nei prossimi giorni dovrebbe esserci una stabilizzazione”, commenta il presidente Iss Silvio Brusaferro. “Ogni giorno un piccolo passo verso il picco dei contagi, che è ormai vicino”, ha scritto ieri il dottor Paolo Spada nel suo approfondimento quotidiano su Pillole di ottimismo, la seguitissima pagina lanciata dal professor Guido Silvestri, “la curva si appiattisce, ed è segno che gli sforzi stanno pagando”.
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