Migranti: il Pd si spacca sull’accordo con la Libia sulla gestione dei migranti
Migranti: il Pd si spacca alla Camera sull’accordo con la Libia
L’accordo con la Libia sulla gestione dei migranti spacca il Pd alla Camera.
In vista della proroga delle missioni internazionale, il cui voto è in programma alla Camera nella giornata di mercoledì 26 giugno, un gruppo di sei deputati democratici, più Liberi e uguali e i Radicali ha chiesto che si voti contro il rinnovo del sostegno alla guardia costiera libica sulla gestione dei flussi migratori.
Tra i deputati contrari all’accordo con la Libia c’è Matteo Orfini, ex presidente del Partito Democratico, il quale ha spiegato su Facebook il perché di tale decisione.
“Credo che gli accordi con la Libia vadano cassati – si legge sul post di Orfini – La Libia è un paese in guerra e rimandarci chi dalla guerra scappa è illegale. Oltre che disumano”.
Orfini è consapevole del fatto che l’accordo con la Libia per contenere il flusso dei migranti è stato sottoscritto dal governo Gentiloni e che per il Pd sarebbe difficile fare un dietrofront su questo tema.
Tuttavia, secondo Orfini gli accordi “non vanno difesi a oltranza” dal momento che le condizioni politiche nel Paese nordafricano sono cambiate.
Per l’ex presidente Pd non “si può fingere di non vedere i lager, le torture, le morti nel Mediterraneo davvero non si può”.
“Anche perché è complicato – aggiunge Orfini – immaginare di essere credibili quando attacchiamo Salvini sulla chiusura dei porti se non mettiamo in discussione l’argomento che usa per chiuderli: ovvero che i profughi vanno affidati alla Libia”.
La posizione di Orfini e degli cinque dem, però, non è stata gradita da Lia Quartapalle e da Marco Minniti, ministro dell’Interno che negoziò gli accordi con la Libia, i quali hanno in una nota hanno risposto ai “dissidenti”.
“Il Pd chiede che l’Italia si assuma le sue responsabilità verso un paese che da solo non può cavarsela. Spiace che Orfini e gli altri colleghi non condividano questo punto di vista” si legge nella nota.