Dipendente della Zecca rivendeva sul mercato nero passaporti destinati al macero: condannato
Un ex dipendente della Zecca dello Stato è stato condannato a 6 anni e 8 mesi di carcere per aver recuperato e venduto illegalmente oltre cento passaporti destinati al macero.
Secondo quanto emerso durante il processo, l’uomo, 52 anni, romano, addetto al magazzino, aveva messo le mani su almeno 114 documenti facenti parte di uno stock di 4mila passaporti che erano stati restituiti dalla Questura di Milano alla Zecca poiché difettosi nel microchip.
Il dipendente infedele aveva finto di aver mandato al macero quei documenti, salvo poi raccoglierli in apposite buste dell’immondizia e caricarli sulla propria auto eludendo i controlli.
Con l’aiuto di due complici maghrebini, anch’essi condannati, l’uomo era poi riuscito a vendere i passaporti sul mercato nero – in particolare in Marocco, Turchia, ,Albania, Siria, Iraq, Afghanistan – favorendo così un giro di passaporti falsi e di immigrazione clandestina in tutto il mondo.
Il passaporto italiano, infatti, è considerato il quarto più importante a livello globale consentendo l’ingresso libero in 155 Stati. I documenti sottratti alla Zecca erano venduti a un prezzo che oscillava dai 1.600 ai 1.800 euro ciascuno.
Le indagini erano partite nel 2014, quando all’aeroporto di Fiumicino una cittadina le forze dell’ordine avevano fermato una cittadina straniera diretta a Montreal, in Canada: la donna viaggiava con un passaporto contraffatto che faceva parte dello stock destinato al macero.