“Non mi volevano dire cosa mi iniettavano”: parla il protagonista dell’aggressione al Policlinico di Roma
“Non sono un violento. Non mi volevano dire cosa mi stavano iniettando”. Paolo, 50 anni, spiega così a La Repubblica l’origine dell’aggressione avvenuta tra il 9 e il 10 ottobre al Policlinico Umberto I di Roma, a seguito della manifestazione No Green pass di sabato. Il bilancio della nottata di violenza all’ospedale è stato di tre infermieri e due poliziotti feriti.
L’uomo sostiene di essere stato colpito dalla polizia in largo Chigi intorno alle 23,30. Avrebbe chiesto agli agenti di “aprire le transenne e farci passare”, ma questi lo avrebbero buttato a terra e quando hanno visto che non si muoveva più hanno chiamato l’ambulanza. Le immagini in possesso della Scientifica raccontano però di “comportamenti provocatori” e “resistenza”.
Paolo ha una moglie e tre figli e sabato era in piazza con loro. Racconta che in ambulanza gli è stato iniettato un liquido e che lui avrebbe chiesto invano informazioni su quella sostanza. “In ospedale – aggiunge – mi hanno chiuso in una stanza video sorvegliata, mi hanno deriso e preso a calci. Si sono rifiutati di visitarmi solo perché non volevo sottopormi al tampone e avevo chiesto che mi fosse fatto un test sierologico”. L’uomo sostiene di avere le prove di ciò che dice. Gli infermieri del Policlinico hanno però raccontato che “si rifiutava di dare le sue generalità e di farsi curare. È stato accompagnato nella sala di isolamento da Covid e ha iniziato subito a inveire contro chiunque provasse ad avvicinarsi a lui. Filmava tutto con il cellulare, malediva la sanità”. Una delle infermiere racconta di essere stata aggredita.
L’uomo dice di non essere un militante politico ma solo un disoccupato incensurato. Era titolare di una impresa di trasporti che ha chiuso a cavallo dell’emergenza Covid, vive in provincia di Viterbo ma è originario di Agrigento. Dopo il suo ricovero una trentina di partecipanti alla manifestazione, verosimilmente suoi amici, hanno assaltato il pronto soccorso per raggiungerlo. Sulla porta del triage del pronto soccorso sono visibili i segni dei calci tirati dagli attivisti. Intorno alle 5 del mattino il reparto Mobile intervenuto sul posto è riuscito a porre fine all’aggressione.
L’uomo è stato identificato e denunciato per lesioni, resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le proprie generalità.