500 parenti delle vittime di Covid chiedono al governo di essere risarciti per gli errori commessi a inizio pandemia
La famiglie, provenienti dalle zone più colpite dal virus durante la prima ondata, denunciano le istituzioni per l'impreparazione mostrata quando l'epidemia è esplosa in Italia. E chiedono 100 milioni di euro di danni
500 parenti delle vittime di Covid chiedono al governo di essere risarciti per gli errori commessi
Più di 500 parenti delle vittime di Covid depositeranno oggi al tribunale di Roma un atto di citazione che chiama in causa la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero della Salute e la Regione Lombardia per gli errori commessi e l’impreparazione mostrata quando l’epidemia è esplosa in Italia.
Le famiglie sono residenti principalmente nelle zone più colpite dal virus durante la prima ondata di Coronavirus: Bergamo, Brescia, Milano, Monza e Brianza, Como, Varese, Cremona, Lodi, ma anche Roma, Matera, Palermo, Torino o Ravenna. Quasi tutti avevano già presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Bergamo, supportati dal Comitato “NOI denunceremo – Verità e Giustizia per le vittime del Covid-19”.
Ma, come riporta il Corriere della Sera, adesso hanno deciso di passare in sede civile, e di chiedere un risarcimento danni pari a 100 milioni di euro (suddivisi in calcoli precisi per ogni famiglia). Le famiglie denunciano le istituzioni per l’impreparazione mostrata a inizio pandemia, quando il governo – secondo i parenti – ha denunciato lo stato di emergenza in ritardo e non ha ascoltato i pareri del Comitato tecnico scientifico.
Il rapporto dell’Oms sugli errori dell’Italia
Tra la sfilza di documenti che saranno depositati oggi in tribunale dalle famiglie del comitato Noi denunceremo – tra cui anche i report del Cts – ci sarà lo studio dell’ex generale Pierpaolo Lunelli sui piani pandemici, che mostra come l’Italia non disponesse di un piano pandemico aggiornato quando l’emergenza è esplosa a gennaio 2020, e il report pubblicato il 13 maggio 2020 dai ricercatori dell’Ufficio europeo dell’Oms per gli investimenti per la salute e lo sviluppo, che ha sede a Venezia, sulla gestione dell’epidemia da parte delle autorità italiane.
Nel documento gli studiosi spiegano perché l’Italia, primo Paese occidentale colpito in modo importante dal Covid-19, avrebbe commesso una serie di errori nell’affrontare la pandemia. Ma il rapporto di cento pagine, intitolato An unprecedented challenge; Italy’s first response to COVID-19 (“Una sfida senza precedenti. La prima risposta dell’Italia al Covid-19”), è sparito dal web appena 24 ore dopo la pubblicazione.
Una vicenda che ha spinto la procura di Bergamo a convocare i funzionari Oms per la loro testimonianza e il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri a chiedere le dimissioni del segretario generale del ministero della Salute, Giuseppe Ruocco.
L’assenza di un piano pandemico aggiornato
In un’intervista del 9 dicembre al Corriere della Sera, il capo della Procura di Bergamo, Antonio Chiappani, ha confermato che l’Italia aveva un piano pandemico, ma “datato 2017 che riguarda l’influenza”, con “molte parti identiche” a quello del 2006 – redatto subito dopo la fine dell’epidemia Sars – che conteneva “delle irregolarità”. Secondo le stime di Lunelli, un piano aggiornato sulla base delle nuove linee guida Oms del 2013 e del 2017 avrebbe salvato diecimila vite.
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