Papa Francesco sui migranti: “Devono tornare l’umanità e l’amore, nessuno va escluso”
Papa Francesco parla dei migranti. “Dobbiamo avere un’attenzione particolare verso i forestieri, come pure per le vedove, gli orfani e tutti gli scartati dei nostri giorni”: così il Papa nella messa per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato.
Ricordandone il tema, ha detto che “non si tratta solo di forestieri”, ma “di tutti gli abitanti delle periferie esistenziali che assieme ai migranti e ai rifugiati sono vittime della cultura dello scarto. Il Signore ci chiede di mettere in pratica la carità nei loro confronti” e “restaurare la loro umanità, assieme alla nostra, senza escludere nessuno, senza lasciare fuori nessuno”.
“Ma, contemporaneamente all’esercizio della carità, il Signore ci chiede di riflettere sulle ingiustizie che generano esclusione, in particolare sui privilegi di pochi che, per essere conservati, vanno a scapito di molti”, ha affermato Francesco.
Il mondo odierno è ogni giorno più elitista e crudele con gli esclusi. È una verità che fa dolore: questo mondo è ogni giorno più elitista, più crudele con gli esclusi – ha aggiunto citando il suo Messaggio per questa 1Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato -. I Paesi in via di sviluppo continuano ad essere depauperati delle loro migliori risorse naturali e umane a beneficio di pochi mercati privilegiati”.
“Le guerre interessano solo alcune regioni del mondo, ma le armi per farle vengono prodotte e vendute in altre regioni, le quali poi non vogliono farsi carico dei rifugiati prodotti da tali conflitti. Chi ne fa le spese sono sempre i piccoli, i poveri, i più vulnerabili, ai quali si impedisce di sedersi a tavola e si lasciano le briciole del banchetto”, ha aggiunto Bergoglio.
Oggi, ha detto il Papa, la “cultura del benessere ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza”.
“Troppo presi dal preservare il nostro benessere, rischiamo di non accorgerci del fratello e della sorella in difficoltà”, ha aggiunto. Invece, “se vogliamo essere uomini e donne di Dio”, ha proseguito nell’omelia, “dobbiamo ‘conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento’ (1Tm 6,14); e il comandamento è amare Dio e amare il prossimo. Non si possono separare!”.
“E amare il prossimo come sé stessi vuol dire anche impegnarsi seriamente per costruire un mondo più giusto, dove tutti abbiano accesso ai beni della terra, dove tutti abbiano la possibilità di realizzarsi come persone e come famiglie, dove a tutti siano garantiti i diritti fondamentali e la dignità”, ha spiegato Francesco.
Per il Pontefice, “amare il prossimo significa sentire compassione per la sofferenza dei fratelli e delle sorelle, avvicinarsi, toccare le loro piaghe, condividere le loro storie, per manifestare concretamente la tenerezza di Dio nei loro confronti”.
“Significa farsi prossimi di tutti i viandanti malmenati e abbandonati sulle strade del mondo, per lenire le loro ferite e portarli al più vicino luogo di accoglienza, dove si possa provvedere ai loro bisogni”, ha continuato.
Secondo papa Bergoglio, “questo santo comandamento Dio l’ha dato al suo popolo, e l’ha sigillato col sangue del suo Figlio Gesù, perché sia fonte di benedizione per tutta l’umanità. Perché insieme possiamo impegnarci nella costruzione della famiglia umana secondo il progetto originario, rivelato in Gesù Cristo: tutti fratelli, figli dell’unico Padre”. ”
Oggi abbiamo bisogno anche di una madre, e affidiamo all’amore materno di Maria, Madonna della Strada, Madonna delle tante strade dolorose, affidiamo a lei i tanti migranti e rifugiati, assieme agli abitanti delle periferie del mondo e a coloro che si fanno loro compagni di viaggio”, ha concluso Bergoglio.