Papa Francesco: “La pandemia ha accresciuto in tutto il mondo il senso di smarrimento”
Papa Francesco: “La pandemia ha accresciuto in tutto il mondo il senso di smarrimento”
La pandemia in corso ormai da quasi due anni “ha accresciuto in tutto il mondo il senso di smarrimento”. Lo ha dichiarato oggi papa Francesco nell’omelia per i vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, nella Basilica di San Pietro. “Dopo una prima fase di reazione, in cui ci siamo sentiti solidali sulla stessa barca, si è diffusa la tentazione del ‘si salvi chi può’”, ha detto Francesco durante la celebrazione dei vespri, seguiti dal tradizionale “Te Deum” di ringraziamento per l’anno trascorso. ”Ma grazie a Dio abbiamo reagito di nuovo, con il senso di responsabilità”, ha detto il pontefice, che quest’anno non ha tenuto la consueta visita al presepe allestito in piazza San Pietro, “per evitare assembramenti e il conseguente rischio di contagio da Covid-19”.
“Veramente possiamo e dobbiamo dire ‘grazie a Dio’, perché la scelta della responsabilità solidale non viene dal mondo: viene da Dio”, ha aggiunto Francesco. “Anzi, viene da Gesù Cristo, che ha impresso una volta per sempre nella nostra storia la ‘rotta’ della sua vocazione originaria: essere tutti sorelle e fratelli, figli dell’unico Padre”, ha detto papa Bergoglio, che nel corso dell’omelia ha parlato anche della città di Roma.
“Una città meravigliosa, che non finisce di incantare”. Ma anche “una città faticosa” per chi ci vive, “non sempre dignitosa” per i cittadini e per i visitatori ospiti e che “a volte scarta”, l’ha descritta il papa, che prima della celebrazione aveva anche salutato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. “Stiamo attenti: una città accogliente e fraterna non si riconosce dalla ‘facciata’, dai bei discorsi, dagli eventi altisonanti. No”, ha aggiunto. Secondo Francesco una città accogliente “si riconosce dall’attenzione quotidiana, ‘feriale’ a chi fa più fatica, alle famiglie che sentono di più il peso della crisi, alle persone con disabilità gravi e ai loro familiari, a quanti hanno necessità ogni giorno dei trasporti pubblici per andare al lavoro, a quanti vivono nelle periferie, a coloro che sono stati travolti da qualche fallimento nella loro vita e hanno bisogno dei servizi sociali, e così via”. Nella sua “vocazione originaria (…) Roma custodisce in sé un’apertura universale”, ha detto il papa che ha dedicato una riflessione al Natale.
“Non si può celebrare il Natale senza stupore”, ha detto. “Però uno stupore che non si limiti a un’emozione superficiale – questo non è stupore – legata all’esteriorità della festa, o peggio ancora alla frenesia consumistica”. “Se il Natale si riduce a questo, nulla cambia: domani sarà uguale a ieri, l’anno prossimo sarà come quello passato, e così via. Vorrebbe dire riscaldarsi per pochi istanti a un fuoco di paglia, e non invece esporsi con tutto il nostro essere alla forza dell’Avvenimento, non cogliere il centro del mistero della nascita di Cristo”, ha sottolineato. “Lo stupore cristiano non trae origine da effetti speciali, da mondi fantastici, ma dal mistero della realtà”, ha poi spiegato. “Non c’è nulla di più meraviglioso e stupefacente della realtà!”
“Un fiore, una zolla di terra, una storia di vita, un incontro?”, ha continuato il pontefice, “il volto rugoso di un vecchio e il viso appena sbocciato di un bimbo. Una mamma che tiene in braccio il suo bambino e lo allatta. Il mistero traspare lì”, ha evidenziato il papa, aggiungendo che il primo a essere “colmo di stupore” è il cuore di Maria. “Il suo cuore è colmo stupore, ma senza ombra di romanticismi, di sdolcinatezze, di spiritualismi. No. La Madre ci riporta alla realtà, alla verità del Natale, che è racchiusa in quelle tre parole di San Paolo: ‘nato da donna’”.