Papa Francesco: “L’avarizia è una malattia del cuore. Nella bara non ci porteremo i beni accumulati”
Il Pontefice all'udienza generale: "La Shoah fu un orribile sterminio. La guerra è negazione dell'umanità”
Nell’Udienza Generale di questa mattina nell’Aula Paolo VI, il Papa ha portato avanti il nuovo ciclo di catechesi su “I vizi e le virtù”. Dopo aver affrontato settimana scorsa il tema della lussuria, questa mattina Francesco si è soffermato sull’avarizia, “quella forma di attaccamento al denaro che impedisce all’uomo la generosità”.
“Possiamo essere signori dei beni che possediamo, ma spesso accade il contrario: sono loro alla fine a possederci. Non è un peccato che riguarda solo le persone che possiedono ingenti patrimoni, ma un vizio trasversale, che spesso non ha nulla a che vedere con il saldo del conto corrente”. È “una malattia del cuore, non del portafogli”, sottolinea Bergoglio.
Riprendendo le analisi che i padri del deserto compirono su questo male, Francesco sottolinea che in questo vizio “si annida un rapporto malato con la realtà, che può sfociare in forme di accaparramento compulsivo o di accumulo patologico”. Per questo, per guarire da questa malattia del possesso, i monaci proponevano “un metodo drastico, eppure efficacissimo: la meditazione della morte”.
Sulla follia dell’avarizia il Papa aggiunge che “è un tentativo di esorcizzare la paura della morte: cerca sicurezze che in realtà si sbriciolano nel momento stesso in cui le impugniamo. Per quanto una persona accumuli beni in questo mondo, di una cosa siamo assolutamente certi: che nella bara essi non ci entreranno”, ha aggiunto sottolineando: “Ecco svelata l’insensatezza di questo vizio. Il legame di possesso che costruiamo con le cose è solo apparente, perché non siamo noi i padroni del mondo: questa terra che amiamo, in verità non è nostra, e noi ci muoviamo su di essa come forestieri e pellegrini. Queste semplici considerazioni ci fanno intuire la follia dell’avarizia. Alcuni uomini ricchi non sono più liberi, non hanno più nemmeno il tempo di riposare, devono guardarsi alle spalle perché l’accumulo dei beni esige anche la loro custodia. Sono sempre in ansia perché un patrimonio si costruisce con tanto sudore, ma può sparire in un attimo”. “La vita dell’avaro è brutta – conclude Francesco -. Siamo attenti, siamo generosi con tutti, con quelli che hanno più bisogno di noi”.
Al termine dell’udienza il Pontefice ha ricordato il genocidio degli ebrei: “Sabato prossimo 27 gennaio si celebra la Giornata mondiale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Il ricordo e la condanna di quell’orribile sterminio di milioni di persone ebree nella prima metà del secolo scorso aiuti tutti a non dimenticare che le logiche di odio e violenza non si possono mai giustificare. Perché negano la nostra stessa umanità”.
Nel suo intervento il Papa ha ricordato come “la guerra è una negazione dell’umanità”, rinnovando il suo appello per la pace. “Non stanchiamoci di pregare per la pace perché cessino i conflitti – l’appello del Papa – perché si fermino le armi e si soccorrano le popolazioni già stremate. Penso al Medio Oriente, alla Palestina, a Israele, penso alle notizie inquietanti che arrivano dalla martoriata Ucraina. Soprattutto per i bombardamenti che colpiscono luoghi frequentati da civili seminando morte e distruzione, sofferenza. Prego per le vittime e per i loro cari, imploro tutti, specie chi ha responsabilità politica, a custodire la vita umana mettendo fine alle guerre. La guerra è sempre una sconfitta, solo ‘vincono’ i fabbricatori di armi”.