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Coronavirus, Paolo Crepet a TPI: “Siate asociali? Frase terrificante, siamo in mano a dei pazzi”

Immagine di copertina
Paolo Crepet. Credit: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Lo psichiatra Paolo Crepet in un'intervista a TPI commenta l'emergenza del Coronavirus e le raccomandazioni messe a punto dal comitato scientifico voluto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte

È terrificante dire che dobbiamo essere più asociali. È una frase terrificante che comporta una responsabilità sociale enorme. Se la prenda chi l’ha pronunciata. Siamo in mano a dei pazzi. E queste misure del governo contro il Coronavirus sono draconiane, servono solo a rinfocolare il terrore”, lo psichiatra Paolo Crepet in un’intervista a TPI commenta le raccomandazioni messe a punto dal comitato scientifico sul Coronavirus voluto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte sotto l’aspetto psicologico. Niente contatti ravvicinati tra le persone, niente saluti affettuosi, niente baci, evitare luoghi affollati e anziani a casa.

Quali sono le conseguenze psicologiche di queste regole?

“Non lo sa nessuno, nel senso che dipende tutto da quanto durerà. Cambieranno sicuramente i nostri rapporti sociali, cambierà il nostro modo di vivere, cambierà tutto. Tutti dicono che questa è la settimana cruciale. Speriamo che questa settimana porti quantomeno un fermo della crescita dei contagiati. Se questo dovesse accadere è chiaro che poi piano piano le attività potranno riprendere. Ma c’è anche da dire che queste misure del governo per arginare l’epidemia le capisco poco. Le misure del governo sono draconiane uccidono totalmente l’economia. Come dicono anche diversi economisti il danno economico sarà ben più grave del danno del virus“.

In queste ore il governo sta decidendo se estendere la chiusura delle scuole e delle università in tutta Italia, non soltanto in Veneto, Emilia Romagna e Lombardia. Quale potrebbe essere l’impatto di una simile decisione su uno studente costretto a stare in casa?

“Prima di tutto se andiamo avanti così non sarà più valido l’intero anno scolastico. E ci saranno conseguenze anche dal punto di vista giuridico. Se per esempio uno studente non è andato per un anno a scuola come fa a dire di averlo completato? Se uno studente salta il secondo anno del liceo lo deve rifare. Forse al governo non sanno che avere dei ragazzini a casa non è la stessa cosa che averli a scuola. Chi paga questo costo? Quali conseguenze economiche produrrà? Non capisco il perché di tutto questo. Se dovessero approvare la chiusura delle scuole in tutta Italia mi chiedo: perché chiudere una scuola ad Agrigento se non ci sono casi ad Agrigento? Capisco le gite scolastiche, capisco la mobilità, capisco chiudere le scuole nelle zone a rischio. Questo lo capisco. Quello che proprio non comprendo è che cosa c’entra la chiusura di una scuola in una zona quasi rossa come Lodi con Lecce per esempio. Se il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ce lo spiega. Tutto questo è rinfocolare il terrore. Oltre al fatto che una decisione simile può creare danni incommensurabili perché la scuola è un’economia. Oltretutto ormai quest’anno scolastico è irrecuperabile perché tra le vacanze di Pasqua e i vari ponti che facciamo: andiamo avanti fino ai primi di luglio per recuperare? È questa l’intenzione del governo? Cosa dici ai genitori di Rimini che hanno gli stabilimenti balneari”.

Come commenta gli ultimi episodi che stanno vivendo alcuni nostri concittadini a causa dell’emergenza Coronavirus. Diversi sono gli episodi di italiani emarginati. Diversi Stati hanno chiuso l’accesso ai voli provenienti dall’Italia. Ci trattano quasi come fossimo untori. Nessuno vuole più venire in Italia.

“C’è un forte impatto mediatico per fare vedere al mondo che noi siamo i più tremendi del Pianeta. Se poi decidiamo anche di chiudere tutte le scuole è evidente che nessuno verrà più in Italia. Capisce cosa significa chiudere Vinitaly o non aprire la mostra di Raffaello? O interrompere tutta una serie di attività. Lei crede davvero che Vinitaly fatto a giugno sia la stessa cosa? Si fa in questo periodo perché c’è meno lavoro nelle campagne. Non è un caso no? Stiamo colpendo uno dei settori come quello agricolo che ha avuto una delle maggiori capacità di export degli ultimi anni. Stiamo colpendo proprio quei settori che in Italia funzionano: il turismo e l’agricoltura. Le ultime parti che ancora reggevano”.

Secondo lei quali sono allora le misure più opportune per limitare i contagi?

“È una cosa molto semplice, lo dico a tutti gli esperti. Bisogna isolare tutti i siti dove c’è il vero contagio, il focolaio. Come è stato fatto a Codogno. È inutile che rincorriamo fantomatici vaccini che ci arriveranno, ma ci vorrà almeno un anno. E cosa facciamo nel frattempo? Come si regge una città come Firenze? Come Venezia? Come Roma? Come si reggono queste città? Ma lo capisce il governo o no? Bisogna circoscrivere le zone a rischio. Quel signore che è scappato da Lodi deve ricevere 300mila euro di multa. Lui sì che può diventare un untore. Oppure la famiglia che è scappata dalla quarantena deve pagare 400mila euro di multa. E perché il governo non aiuta gli industriali ad investire in ricerca? Se io sono per esempio la Barilla e dò 4 milioni all’Istituto Pasteur di Roma perché possa assumere delle persone, avere dei materiali idonei, etc. Io ti detasso quei 4 milioni. Perché non lo fanno? Perché quando hanno bruciato Notre Dame c’è stata la corsa a rimettere a posto il tetto. E di fronte a una cosa del genere non c’è un industriale che doni. Abbiamo industriali che fanno miliardi in giro per il mondo. Che tra l’altro anche loro subiranno danni. Anche Luxottica registrerà danni economici. Nessuno comprerà più gli occhiali se non si lavora più”.

Qual è l’impatto psicologico di tutto questo sui lavoratori? Sugli studenti che non vanno a scuola?  

L’impatto psicologico è un impatto economico. Le conseguenze psicologiche sono conseguenze economiche. Se una persona ha paura del contagio del Coronavirus rimanda le spese. Rimanda un viaggio. Rimanda una festa per il figlio. E quindi compra meno. Spende meno. La conseguenza psicologica ha un impatto economico enorme che durerà di più del virus”.

Dopo che il Coronavirus ha coinvolto più persone del previsto in Italia, il comitato scientifico ha stilato un “vademecum” che contiene regole come quella di evitare contatti ravvicinati tra le persone, niente saluti affettuosi, evitare luoghi affollati. “In questo periodo meglio essere un po’ asociali”, ha detto Gianni Rezza (direttore del dipartimento Malattie Infettive dell’Iss). Cosa ne pensa?

“È gravissimo. Tutte queste decisioni avranno un impatto morale sulla nostra vita terrificante. Avevamo già sviluppato un certo razzismo e una certa paura del diverso, ora non siamo più razzisti con le persone che migrano in Italia, ma siamo razzisti anche con il vicino di casa. È terrificante dire che dobbiamo essere asociali. Sono parole terrificanti. “Siate asociali” è una frase che comporta una responsabilità sociale enorme. Se la prenda chi l’ha pronunciata. Ma chi l’ha pronunciata non paga pegno perché non è che tra un mese gli arriva una multa. Ognuno qui può dire quello che vuole. Questo virus ha una componente sintomatica e una componente asintomatica. Quella asintomatica purtroppo non ha sintomi come dice la parola stessa quindi cosa facciamo non andiamo più a fare la spesa? Non usciamo più da casa? Dire essere asociali vuol dire non andare neanche in edicola. Non so più che cosa dire. Siamo in mano a dei pazzi“.

Leggi anche: 1. Video-reportage di TPI dalla zona rossa del Coronavirus: l’incubo degli abitanti con la vita sospesa (di Selvaggia Lucarelli) 2. Da Israele alle Mauritius: la lista dei Paesi “vietati” agli italiani per il Coronavirus 3. Coronavirus, italiani vade retro: quando la paura del contagio sconfina nel razzismo

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