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Home » Cronaca

Ospedale Sant’Anna di Catanzaro, la testimonianza di medici e pazienti: “Non può chiudere”

Immagine di copertina

Vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi la vicenda dell’ospedale Sant’Anna di Catanzaro, un’eccellenza delle sanità calabrese e di tutto il Sud Italia nell’ambito della cardiochirurgia. Una struttura che però è a rischio, a causa di un problema burocratico. Il Sant’Anna Hospital, accreditato con la Regione nel 2012, alla scadenza dei canonici tre anni, ha presentato richiesta di rinnovo. Richiesta mai evasa con tanto di rimpallo di responsabilità tra enti.

“Abbiamo subito fatto ricorso al TAR contro il provvedimento – spiega il presidente Parisi a Fanpage -, e alla data del 26 gennaio, il tribunale si è espresso dichiarando l’illegittimità del provvedimento ed annullandone gli effetti. L’ASP non ha però cambiato atteggiamento”. “Il cortocircuito istituzionale che noi abbiamo più volte rappresentato è avvenuto tra ASP e Regione – aggiunge Parisi -. Tutte le altre cliniche e le altre strutture private accreditate si trovano nelle medesime condizioni del Sant’Anna e cioè con un accreditamento in corso di rinnovo”. Una decisione che mette a rischio 300 posti di lavoro e ha portato all’annullamento di altrettanti interventi salvavita già programmati. L’appello, condiviso da TPI, è che una struttura d’eccellenza come il S. Anna non muoia nell’indifferenza generale, e che chi ha il potere di intervenire lo faccia. Per questo riportiamo alcune testimoniante di medici e pazienti del nosocomio catanzarese.

Alessandro Testa, cardiochirurgo

“La cosa più facile sarebbe arrendersi, mandare a quel paese tutta questa terra e cercarsi un altro posto dove lavorare. Il giuramento di Ippocrate non mi obbliga a curare i pazienti Calabresi ma i pazienti e basta. Potrei farlo domani, non sarebbe semplice né indolore perché sono qui da quasi 9 anni e ci sto bene. Sarebbe facilissimo scrivere una lettera di dimissioni, organizzare un trasloco e partire. Sarebbe la soluzione, qualcosa che molti mi ripetono di fare.

Eppure sono ancora qui, e ogni mattina compio il solito percorso fino alla clinica come un’ape al suo alveare, incapace di fare altrimenti. Perché da cardiochirurgo sono abituato, anzi affascinato, dal caso complicato, difficile, disperato. Ed è per questo che sono ancora qui, appeso a messaggi e articoli di giornale, voci di piazza e confidenze da non divulgare, tra lavoratori disperati e pazienti disorientati ad attendere che qualcosa accada.

Non è un film e i miracoli avvengono solo nei Vangeli: attendo l’unico possibile esito di queste settimane che già hanno lasciato in me una ferita destinata a non rimarginarsi. Attendo sapendo che siamo stati soli nel momento della caduta e soli eravamo mentre con fatica cercavamo di rialzarsi dal tappeto mentre dita insensibili contavano. E saremo soli quando potremo riprendere. Ne sono certo, e se non dovesse accadere sarò consapevole di aver fatto tutto quanto era nelle mie possibilità, di aver atteso fino all’ultimo istante. Il padreterno non è Mercante che paga il sabato, dice un proverbio napoletano recentemente ascoltato in un film TV. I sabati, i giorni si sono susseguiti e accumulati e sono qui, ancora, ad aspettare.”

Alfonso Sciangula, cardiochirurgo

“Due interventi al S.Anna questa settimana eseguiti con lo spirito di una probabile ultima volta. Alla fine sembra che stiano  riuscendo a chiudere la Clinica. A nulla, pare, sono valsi tutti gli sforzi profusi per arginare questo immenso tsunami, sembra impossibile, un incubo ma è realtà. Un suicidio della sanità calabrese, anzi un omicidio con le caratteristiche di premeditazione, dove la vittima sta per esalare l’ultimo respiro.

Abbiamo assistito a decine di colorite passerelle di personaggi, rappresentanti il popolo, che, a confuse parole di circostanza, elogiavano e difendevano il S.Anna: tutti a dire no, no, giammai, depositerò una interrogazione al ministro, ho deposto una interrogazione al ministro, tutti, affranti, sgomenti, a deporre; che bravi, volenterosi, quasi facevano tenerezza nelle loro sincere e accorate esternazioni elargite in video conferenza. Si, hanno depositato e tanto: CHIACCHIERE A BIZZEFFE. Come quelle che abbiamo sentito in queste settimane, chiacchiere, solo chiacchiere.

Abbiamo assistito a una seduta del consiglio comunale: tutti a battersi per l’eccellenza, che carini; abbiamo sentito il povero sindaco, unico cavaliere senza paura, dire che avrebbe fatto barricate e chiuso gli ospedali calabresi; che uomo dall’animo sensibile; e i consiglieri hanno pure votato alla fine una mozione (che fatica)…una mozione di chiacchiere. Quante volte abbiamo festeggiato in queste settimane? Esito finale: tutto inutile, si chiude. E veramente non se ne comprendono ancora le  articolate e contorte motivazioni. Non si capisce a chi attribuirne la piena responsabilità’.

Il S.Anna non l’ha chiuso l’Asp, la Regione, il Tribunale, i politici (non è un errore, “p” meritatamente  minuscola), il S.Anna l’avete chiuso voi cittadini calabresi che adesso vi indignate ipocritamente per le parole del giornalista che definisce la Calabria “terra perduta, irrecuperabile”, invece di assumerle come stimolo per tirarvi fuori da quella putrefacente e nauseabonda melma che, a quanto pare, gradite tanto.  Con questa mossa, che sembra stia ottenendo il suo sospirato fine, non ha perso il S.Anna, ha perso la Calabria tutta; la Calabria ha perso la dignità, per l’ennesima volta ha perso l’occasione per rialzare la testa.

La Calabria, regione bellissima tra la Sila mozzafiato e il mare che la bagna, tra la cultura della Magna Grecia e le antiche tradizioni, la Calabria che sceglie di cancellare le eccellenze e non si stupisce, nella sua abulica inerzia, di quella tonnellata e mezzo di droga sequestrata in un porto regionale. Rassegnata o complice silenziosa nella routine. La Calabria, che palesemente sembra una terra maledetta, dimenticata anzi ignorata da Dio e dall’uomo. Che ne rimane invece? La tonnellata e mezzo di droga sequestrata, almeno in questo le cose per fortuna funzionano. Le parole dello stimato, fino a ieri, giornalista, hanno indignato non pochi, compresi coloro i quali depositavano interrogazioni e interpellanze parlamentari o votavano mozioni di protesta: non dovreste indignarvi ma vergognarvi nel commentarlo, VERGOGNARVI DI VOI STESSI per non esservi sciacquati la bocca prima di proferire pubblicamente la vostra miserabile sentenza mascherata da ipocrita indignazione verso un sopraffino intellettuale.

Perché è con la vostra indignazione e il vostro silenzio assenso che si accetta che le eccellenze spariscano e il sottobosco emerga: questo si merita il cittadino medio. A chi può importare dello sfascio della sanità? A chi al momento sta alla finestra a godersi lo spettacolo in attesa di poterne approfittare; per il resto si può sempre far finta di lamentarsi e risolvere poi i problemi alla usuale modalità; un modo si trova, sempre. Il modo che ha portato la Calabria a affondare definitivamente e a cancellare ciò che è stato per anni un fiore all’occhiello che in tanti invidiavano. Complimenti anzi vergogna.”

La testimonianza di una paziente del Sant’Anna

“Mi chiamo Simona Mercurio. Sono la figlia del primo paziente ricoverato e operato al Sant’ Anna hospital lunedì 8 febbraio 2020. Sono 20 anni che lavoro fuori dalla nostra regione e non diversa da molte altre persone ho peccato di credere nei luoghi comuni. La Calabria è una regione dalla quale bisogna andar via… la Calabria non ha nulla da offrire ai giovani e chi è rimasto ha perso solo delle occasioni.

Io direi anche basta dare spazio a tutte queste assurde affermazioni, ma per poterlo fare chi ci governa non DEVE TOGLIERCI quello che di buono abbiamo!
Nel 2021 è assurdo pensare che persone come mio padre debbano fare la valigia e farsi km per ricevere le cure che gli spettano! Ma i cari e attenti governatori a parole fanno il bene di noi cittadini, i fatti, quelli, ci portano sempre altrove. Ci portano su veri e propri campi minati, dove la salute più che un diritto sancito dalla Costituzione, diventa una possibilità e si sa, non tutti abbiamo le stesse possibilità!

Il sant’ Anna Hospital rappresenta quella possibilità che tutti i calabresi che ne necessitano posso avere, mio padre ce l’ha avuta e nello stesso momento altre persone ricoverate hanno dovuto lasciare la clinica perché la burocrazia, il sistema, ha deciso così! E allora mio padre ai miei occhi, ma sicuramente agli occhi di molti, risulta un miracolato! Cari Calabresi questo non possiamo accettarlo, abbiamo a disposizione un presidio ospedaliero che non ha nulla da invidiare al resto della nazione! Probabilmente al resto d’Europa! Anche io lavoro nella sanità, per 20 anni ho conosciuto la sanità della regione Lazio e oggi questa terra mi ha concesso la possibilità di ricredermi, offrendomi la possibilità di tornare.

Credo non sia mai troppo tardi per credere nel cambiamento. Quello che sta succedendo in questi giorni mi smuove non solo a sperare che io abbia fatto la scelta giusta, ma mi regala la grinta per lottare per questa nostra terra. Io e la mia famiglia dobbiamo al sant’ Anna la seconda rinascita di mio padre!
Dobbiamo a ogni singolo operatore del sant’ Anna non solo un grazie, ma la promessa che saremo con loro e per loro in strada a credere nella rivoluzione del popolo! Dobbiamo tutti gridare a pieni polmoni che IO STO CON IL SANT’ ANNA! Cari signori che state in alto, trovate la soluzione per riaprire il sant’ Anna! Trovate la soluzione per non lasciare soli i Calabresi, trovate la soluzione per non affondare una regione che ha bisogno di Eccellenze come il sant’ Anna! Trovate la soluzione per riaprire e non per chiudere. Trovate il buonsenso!”.

Leggi anche: 1. Il caos della sanità in Calabria: un dramma comico ai tempi del Covid / 2. Esclusivo TPI – Calabria, la denuncia dell’ex primario: “Abbiamo un laboratorio per processare i tamponi, ma nessuno ci risponde” / 3. Calabria, tamponi e vaccini Covid ad amici e parenti: “Portate pure i gatti”. Sospeso direttore sanitario dell’ospedale / 4. Esclusivo TPI – Calabria, l’ex presidente del Consiglio regionale indagato per voto di scambio: “La mafia a Catanzaro non è mai esistita”/ 5. Gino Strada a TPI: “La crisi di governo? Una farsa, con 600 morti al giorno si litiga per un ministero in più”

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