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Ospedale di Rieti, dopo la denuncia di TPI anche il sindaco costretto ad ammettere: “Tamponi nel caos”

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In 24 ore altri 3 decessi per Coronavirus all’ospedale De’ Lellis di Rieti. Si tratta di un 42enne, un 69enne e un 74enne ricoverati da qualche giorno in terapia intensiva. Cinquanta i nuovi positivi comunicati dal bollettino aziendale nella giornata odierna, che portano oltre quota mille il numero dei contagiati da quando Rieti era stata dichiarata Covid free.

Il problema, oltre alla preoccupazione dei sanitari, è che i numeri di oggi e quelli che arriveranno nei prossimi giorni, visti i ritardi nella risposta per l’esito dei tamponi, faranno salire l’indice Rt che già si attesta intorno all’1,5. Perché ritardi? Perché in realtà, e anche i cittadini cominciano a farlo notare, quando il bollettino giornaliero emanato dall’Unità di crisi della Asl, riporta “All’esito delle indagini eseguite nelle ultime 24” non si riferisce assolutamente ai tamponi effettuati il giorno prima: ci sono cittadini che attendono la risposta dal 23 ottobre.

Stessa cosa dicasi per medici e personale sanitario. “Io – scrive un medico – ho fatto il tampone il 27 ottobre, come tutti i miei colleghi di reparto e ancora non abbiamo l’esito. Qual è il senso di questi tamponi per operatori come noi, che sono a contatto con pazienti Covid e non? Potremmo essere positivi e quindi diventare untori involontari tra ricoverati e colleghi”.

Decine le segnalazioni che, in queste ultime ore, arrivano da parte di cittadini per i ritardi legati sia all’esecuzione dei tamponi che alla consegna del referto. E a puntare il dito sui ritardi è anche il sindaco di Rieti, Antonio Cicchetti, che si è sottoposto a tampone perché con temperatura alterata: il sindaco ha dichiarato che il “sistema per l’effettuazione dei tamponi è ingolfato”. Quindi “all’esito degli esami delle ultime 24 ore” va a farsi benedire.

T. A. è una ragazza di Rieti che scrive: “Ho letto il suo articolo e probabilmente ha chiesto le informazioni alla ASL e giustamente hanno detto la loro. Da persona isolata da 21 giorni devo dire che non c’è nessuna sorveglianza telefonica, neanche il medico di famiglia ti chiama. Quando ricevi online il referto ti chiamano dopo almeno 3 giorni. Per effettuare il secondo tampone, ho dovuto fare confusione, perché non riuscivo a mettermi in contatto con il Sisp. Stavo per scrivere ai giornali. Poi la notizia che io e i miei familiari siamo finalmente negativi. Ma posso assicurare che che l’assistenza domiciliare non c’è. Certo noi eravamo solo 4 persone recluse. Magari ascoltando la testimonianza degli altri mille in sorveglianza, ne troverete altri 4 che sono stati assistiti. Voglio precisare che sono convinta che i poveri operatori sanitari che lavorano in condizioni critiche ce la stanno mettendo tutta. Ma l’organizzazione fa acqua da tutte le parti”.

Madre e figlio si sono sottoposti a tampone il 23 ottobre scorso, dopo 14 giorni di quarantena e ad oggi non sanno ancora se siano positivi o negativi, con il bambino che ha perso giorni di scuola e la madre che non ha potuto lavorare. E poi c’è chi, nonostante sia partita la prenotazione online dei tamponi, con ora e giorno stabiliti in precedenza, continua a dover affrontare, code infinite al drive in della Asl per sottoporsi a tampone.

“Sono arrivato questa mattina alle 7.30 – dice Andrea L. – e alle 12,30 ero ancora in fila. Sono andato via alle 14, anche perché hanno iniziato i prelievi alle 9.15”. Ed è stato fortunato considerando che c’è chi è arrivato alle 10 di ieri ed è andato via alle 18.30.

“Io oggi – scrive Erika G. – ho fatto 5 ore e mezza di fila con un bambino di 4 mesi e una di 7 anni. Ho chiamato i carabinieri e domani metterò ogni cosa sul giornale, assolutamente no, non va nulla sono pessimi, dopo 5 ore e mezzo hanno sentito mio figlio strillare dalla postazione dove stavano facendo i tamponi e si sono avvicinati, pensate come strillava”.

La situazione all’interno del De’ Lellis non è migliore con i reparti di rianimazione e Covid 1 e 2 allestiti al quarto piano: sono praticamente pieni mentre al pronto soccorso ci sono anche fino a 24 pazienti, praticamente ogni giorno, all’interno della “bolla”, la stanza adibita a luogo protetto, in attesa di avere il risultato del tampone di altri esami per accertare la positività.

Pazienti di ogni età, con febbre o senza e alcuni anche oncologici. Ma va tutto bene. Intanto il Lazio potrebbe avviarsi verso lo scenario 4 della pandemia e domani, alle 12:30, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti farà il punto sulla situazione sanitaria regionale in un incontro cui saranno presenti l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato e l’assessore alla Mobilità, Mauro Alessandri.

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