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“Vietate scollature e minigonne”: scoppia la polemica per l’ordinanza del sindaco di Terni

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Credit: Wikipedia

È “fatto divieto a chiunque” di mantenere un “abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo ovvero nel mostrare nudità, ingenerando la convinzione di esercitare la prostituzione”. Queste le parole contenute nell’ordinanza anti-prostituzione firmata dal sindaco di Terni, Leonardo Latini (Lega), e finita al centro di una polemica politica. Polemiche a cui il sindaco ha risposto così: “Se si legge il provvedimento attentamente e con uno spirito laico ci si accorge che non è vietato alcun tipo di abbigliamento particolare da parte di nessuno, ma che c’è solamente la volontà di contrastare un fenomeno – ha detto -. Occorre leggere bene e non estrapolare singole parole, perché altrimenti si rischia di strumentalizzare il tutto”.

A criticare il provvedimento, insieme ad associazioni cittadine e opposizioni in consiglio, è la senatrice umbra M5s, Emma Pavanelli. “No, non siamo in Afghanistan sotto il regime talebano, ma in Umbria” ha scritto la parlamentare in una nota, in cui sottolinea che “il sindaco di Terni emana un’ordinanza che impone alle donne il divieto di abbigliamento “provocante, pena l’equiparazione a prostitute”.

Per la Pavanelli le soluzioni della Lega sono “grottesche e offensive per la tutela del territorio ternano”. “Invece di trovare soluzioni ai problemi della città e risollevare l’economia – ha continuato – il sindaco vuole eliminare la prostituzione vietando minigonne e scollature e limitando la libertà delle donne. Una decisione ridicola e grave che ci fa capire a che livello è arrivato il partito di Salvini, un livello medioevale, omocentrico e privo di idee”.

Per il sindaco Latini è importante sottolineare che “la polemica riguarda un’ordinanza che è stata adottata la prima volta il 24 luglio dello scorso anno, poi prorogata e reiterata nel momento in cui – ha spiegato – c’è stata segnalata una recrudescenza di certi tipi di fenomeni, e dopo averne discusso nel Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza presso la prefettura, all’esito di una apposita convocazione sul tema. Di ordinanze come questa – le parole di Latini – ce ne sono a decine in Italia e sono state sostanzialmente adottate da sindaci di centrodestra e di centrosinistra. Sembra più che altro ci si concentri nella polemica solo su una parte politica, piuttosto che andare a vedere se quei provvedimenti sono stati adottati per contrastare un fenomeno deprecabile come quello dello sfruttamento della prostituzione, o andare a valutare l’utilità di simili strumenti per le forze dell’ordine. Di fatto con la normativa vigente soltanto dei provvedimenti ordinamentali possono dare la possibilità di intervenire”.

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