La testimonianza di un’operaia di Pinerolo: “Licenziata dopo la denuncia di molestie sul lavoro: ho mandato 300 curriculum, mai una risposta”
Operaia di Pinerolo licenziata dopo la denuncia di molestie
Licenziata dopo una denuncia di molestie sul lavoro e ancora disoccupata: è quanto accaduto ad Angelina Castrignano, operaia di 49 anni di Pinerolo.
Divorziata, due figli ormai grandi, la donna era addetta al confezionamento formaggi in un caseificio fino a quando il responsabile di turno ha iniziato a molestarla e toccarla.
L’operaia ha denunciato gli abusi sia ai suoi superiori che ai carabinieri ma quando le è scaduto il contratto non le è stato rinnovato.
Risultato? Da due anni è disoccupata così come ha raccontato al Corriere della Sera: “Ho mandato quasi 300 curriculum. Spesso ho fatto colloqui ma poi il contratto non è arrivato. Mi era stato promesso prima di andarmene. Mi avevano detto: non lavorerai più. Non so se è un caso o no, ma è vero”.
La donna, poi, spiega che cosa è successo: “Sul lavoro, nessuno ha fatto nulla. Anche per le colleghe era normale. Subivano pur di lavorare. Io non ero disposta, ma da due anni sono disoccupata, lui invece continua ad avere il suo stipendio. E io me lo ritrovo ovunque, al supermercato, anche sotto casa. Come se mi seguisse. Convivo con la paura. Eppure sono la vittima, vorrei solo riavere la mia dignità da donna”.
L’incubo di Angelina inizia “nel maggio 2022, dopo essere stata assunta a tempo determinato. Il primo mese, ad aprile, è andato tutto bene, facevo il turno di giorno, poi è iniziato il calvario”.
“Per guadagnare un po’ di più e poter essere riconfermata, ho detto subito sì al turno notturno. Ma quando l’ho detto a una collega mi ha chiesto: sei sicura? – ha raccontato ancora l’operaia – C’erano già delle voci sul responsabile di quel turno. Così mi aveva voluto mettere in guardia. Solo dopo ho capito il motivo. Ormai era tardi”.
Il racconto della donna prosegue: “Sin da quando ho iniziato ha cominciato a toccarmi. Prima la mano sulla spalla, poi sulla coscia. Al mio rifiuto diventava sempre più insistente. Una sera mi toccò il sedere. Protestai e mi disse che al suo paese, è africano, si usava così. Una volta mi ha bloccata prendendomi da dietro, mentre salivo le scale. Un’altra mi ha messo la mano sul seno. Mi seguiva in bagno, mi minacciava che, se non ci fossi stata, mi avrebbe fatto perdere il lavoro. E quando lo raccontavo, le colleghe dicevano: ‘Lo fa con tutte. Dopo un po’ si stuferà e andrà da una nuova. Resisti'”.
L’operaia afferma di essersi sentita “umiliata e abbandonata, anche dall’azienda. Lui mi diceva: ‘Qui comando io. Se non fai quello che voglio, non ti rinnoveranno il contratto’. Io volevo essere rispettata”.
“Mi hanno rimproverata – racconta ancora Angelina – Alcune mi hanno detto: ‘Hai fatto male a urlare quando ti ha toccata. Lo hai fatto arrabbiare’. Eppure io sono la vittima. Quella situazione mi ha provocato attacchi d’ansia e paure. Così ho deciso di andare dal medico e poi denunciare. Ora siamo in attesa che inizi il processo per violenza sessuale aggravata e stalking”.
La donna racconta anche di continuare a vedere il suo molestatore: “È come se mi seguisse. Lo trovo al supermercato, a volte anche sotto casa. Per questo ho cambiato abitazione e sono disposta ancora a spostarmi anche in altra provincia, voglio solo lavorare e tornare a vivere”.
Poi spiega come è la sua vita ora: “Attendo il processo, non ancora fissato, per chiudere questo capitolo. Ciò che mi fa rabbia è che anche chi ha subito all’interno non parla per paura di perdere il lavoro. Io no, io non ci sto. Mi ripeto che sono la vittima. E penso che lui, a differenza mia, sta ancora lavorando e continua a comportarsi come sempre. Io invece non so come andare avanti. Se non trovo un impiego rischio di non riuscire a pagare i debiti che ho fatto. So fare di tutto. Chiedo solo di riavere la dignità e il rispetto che ogni donna merita”.