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“Sharon uccisa perché ha rifiutato delle avance”: la teoria del suocero di Verzeni

Immagine di copertina
Foto tratta dal profilo Facebook di Sergio Ruocco

Sharon Verzeni potrebbe essere stata uccisa da qualcuno che le ha fatto delle avance e che è stato respinto. L’ipotesi non risulta essere sostenuta da nessuna prova né tantomeno da indizi concreti: si tratta – almeno per il momento – solo di una congettura, ma ad avanzarla è una persona vicina alla vittima, ovvero suo suocero Mario Ruocco.

L’uomo, 68 anni, pensionato, nei giorni scorsi è stato interrogato per circa cinque ore dai Carabinieri di Bergamo che indagano sull’omicidio della nuora 33enne, accoltellata a morte per strada nella notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d’Isola.

Ruocco è stato sentito come persona informata dei fatti. Insieme a lui – ma in un’altra stanza del Comando provinciale dell’Arma – è stato ascoltato dagli inquirenti anche il figlio Sergio, 37 anni, compagno di Verzeni.

“Mi hanno chiamato alle due del pomeriggio, che sarebbe stata roba di cinque minuti. Invece siamo stati in caserma a Bergamo dalle tre alle nove di sera”, racconta Mario in un’intervista al quotidiano Il Giorno.

“Siamo stati ascoltati io in una stanza e Sergio in un’altra. Mi hanno chiesto della mia vita, il matrimonio, il periodo da sposato, il divorzio, i tre figli, Sergio, Sharon, le amicizie che avevano. I Carabinieri – osserva – fanno il loro lavoro, ma con tutte quelle ore è stato stressante”.

L’uomo, che vive da solo nel vicino paese di Seriate, ha una sua teoria sull’omicidio, che parte del lavoro che svolgeva la nuora: barista in una pasticceria di Brembate. “In un bar – prova a immaginare Mario Ruocco – entra tanta gente, di ogni tipo. La mia ipotesi è che qualcuno possa avere infastidito Sharon, averle fatto delle avance. Lei si è rifiutata. Quello l’ha tenuta d’occhio mentre lei era ignara di tutto, magari l’ha seguita dal bar di Brembate dove lavorava fino a Terno d’Isola e gliel’ha fatta pagare. Almeno, questa è l’idea che mi sono fatto, solo una ipotesi”.

L’uomo dà anche il proprio punto di vista sulla relazione tra il figlio e Verzeni: “Andavano d’amore e d’accordo”, dice. “Sergio aveva trovato l’anima gemella. Si preparavano per avere un figlio. ‘Allora, mi fate diventare nonno?’, chiedevo. ‘Dillo a Sergio’, mi rispondeva lei”.

“L’unico problema di Sergio – prosegue Mario  – era il mutuo. È stato con me fino a quando non ha preso casa a Terno d’Isola con Sharon, tre anni fa. A mettere a posto l’appartamento li ho aiutati io, che ho fatto il piastrellista. Ho dato una mano. C’era anche il padre di Sharon”.

Sergio, ricostruisce ancora il suocero di Verzeni, “ha cominciato a lavorare come idraulico a Seriate che aveva 15 anni e adesso ne ha 38. La ditta cercava un ragazzo che non parlasse troppo e che neanche fosse muto. Era il ritratto di Sergio. Mai una malattia, mai un’assenza in 23 anni. Un ragazzo serio. Detto non da me, che sono il padre, ma dal suo datore di lavoro”. “Siamo persone pulite, sia io, sia mio figlio”, assicura: “Bravissima Sharon e bravissimo Sergio”.

Intanto, proseguono le indagini degli inquirenti per risolvere un caso che sembra sempre più difficile. Nei giorni scorsi tutti i residenti di via Castegnate a Terno d’Isola – la strada dove è avvenuto l’omicidio – sono stati sottoposti al Dna nel tentativo di trovare tracce genetiche compatibili con quelle presenti sul cadavere della vittima. Un metodo che ricorda quello seguito oltre dieci anni fa nell’inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio.

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