Omicidio Sharon Verzeni, Moussa Sangare interrogato: “L’ho uccisa senza motivo, una sensazione strana mi ha spinto a farlo”
Omicidio Sharon Verzeni, l’interrogatorio di Moussa Sangare
È durato un paio d’ore l’interrogatorio di Moussa Sangare, il 31enne arrestato per l’omicidio di Sharon Verzeni. Il giovane ha confermato le dichiarazioni già rese subito dopo l’arresto, ribadendo di aver ucciso senza un reale motivo.
Sangare, infatti, ha confermato che “non c’era un movente” aggiungendo: “Non so il perchè l’ho fatto”. Al gip, poi, il 31enne ha spiegato di essere uscito di casa con una “sensazione che non so spiegare” che lo ha spinto “a voler fare del male”.
“Non so perché l’ho fatto, volevo fare male a qualcuno” aveva dichiarato Moussa Sangare dopo l’arresto per l’omicidio di Sharon Verzeni.
La sorella Awa, intanto, ha dichiarato al Corriere della Sera che da tempo era preoccupata per la sua incolumità: “Ho avuto paura di morire anche io. Mio fratello ha tentato di uccidermi. Quello che ha fatto a Sharon poteva succedere a me. Ne sono convinta”.
“È stata un’escalation. Io e mia madre Kadiatou abbiamo fatto di tutto per aiutarlo. Non volevamo credere a quello che ha confessato. Con mamma siamo scoppiate in lacrime. Forse però se ci avessero ascoltate Sharon sarebbe ancora viva. Il nostro pensiero va a lei e alla sua famiglia”.
La famiglia, infatti, aveva denunciato Moussa già tre volte: “La prima nel 2023, l’ultima a maggio. Danneggiamenti, violenza domestica, maltrattamenti. Eravamo in pericolo. Nessuno si è mosso. Sia io sia il mio avvocato abbiamo scritto al sindaco, agli assistenti sociali. I segnali c’erano tutti. Volevamo aiutarlo a liberarsi dalla dipendenza. Ci abbiamo provato: hanno detto che doveva essere lui a presentarsi volontariamente. Non lo ha fatto”.