Omicidio Scagni, la telefonata dell’assassino al padre: “Sai dove si trova tua figlia?” Ma il 112 non intervenne
Omicidio Scagni, la telefonata dell’assassino al padre: “Sai dove si trova tua figlia?” Ma il 112 non intervenne
Una sfilza di insulti e offese, culminate con la richiesta di sapere dove si trova la sorella. Così era andata la telefonata fatta al padre da Alberto Scagni, poche ore prima di uccidere la sorella Alice. Una conversazione che aveva spinto la famiglia ad allertare subito il 112, temendo per l’incolumità della figlia 35enne e del marito Gianluca Calzona. Alla richiesta di aiuto le autorità avrebbero però minimizzato, secondo il racconto fatto dai genitori, che hanno scelto di rivolgersi all’avvocato Fabio Anselmo, già legale di Ilaria Cucchi e dei genitori di Federico Aldrovandi.
“Stasera Gianluca e tua figlia sai dove sono? Sai dove cazzo sono?”, aveva detto Alberto lo scorso primo maggio, nell’audio diffuso dalla madre sui social. Da settimane il 42enne chiedeva insistentemente soldi ai familiari e in particolare alla sorella e dava segni crescenti di squilibrio mentale, già segnalati inutilmente alle autorità.
“Quando a due poliziotti ho detto ‘vi supplico, tenetelo sotto controllo’, mi hanno risposto “signo’, non facciamola tragica”, aveva detto la madre Antonella Zarri in un’intervista a La Repubblica, in cui sottolineava come le richieste di soldi fossero state solo “l’innesco”. “Mio figlio è epilettico, e in soggetti come lui la malattia psichiatrica può essere devastante”, aveva aggiunto nell’intervista in cui aveva ricordato la telefonata “davvero allarmante, in cui minacciava tutta la famiglia”. Nella chiamata al 112, i genitori avrebbero chiesto espressamente di controllare la via sotto la casa della figlia, dove poi sarebbe avvenuta la tragedia. “Ci hanno risposto che non avevano volanti da mandare”, aveva ricordato la madre. “Poi quando è morta c’erano trenta agenti a separarmi dal cadavere di Alice. Ecco che gli uomini li avevano trovati, ecco la vergogna”.