Omicidio Rosa Alfieri, il vicino confessa: “L’ho uccisa io ma non l’ho violentata”
Omicidio Rosa Alfieri, il vicino confessa: “L’ho uccisa io ma non l’ho violentata”
Elpidio D’Ambra ha confessato l’omicidio della vicina di casa Rosa Alfieri, trovata morta martedì scorso nell’appartamento del 31enne a Grumo Nevano, nel napoletano. L’uomo era stato fermato ieri dopo una ricerca durata quasi 24 ore, ha confessato al termine di un lungo e difficile interrogatorio, in cui ha dichiarato di non aver violentato la vittima.
D’Ambra era stato riconosciuto all’ospedale San Paolo, nel quartiere di Fuorigrotta, dove si era recato per un malore dopo aver girovagato per tutta la notte. L’uomo, che era accusato di omicidio volontario, è stato riconosciuto ieri al pronto soccorso grazie alle foto che circolavano sui siti di informazione, facendo scattare la chiamata al 113. Una volta giunti sul posto, gli agenti hanno riconosciuto con certezza il sospettato, poi fermato dai carabinieri.
Il giorno precedente, il corpo della vicina 23enne era stato trovato nel bagno dell’appartamento, che D’Ambra aveva affittato solo due settimane prima da un familiare della vittima. A fare la scoperta erano stati i familiari della ragazza, che non l’avevano più vista rientrare nonostante l’auto fosse parcheggiata nel cortile interno del palazzo. Il padre era inizialmente andato anche a bussare alla casa del vicino per chiedergli se l’avesse vista. L’uomo aveva risposto tranquillamente di “no” alla domanda, ma non si era più fatto trovare. Dopo due ore il padre e altri parenti hanno sfondato la porta dell’abitazione, trovando in bagno il corpo della ragazza privo di vita, con uno strofinaccio in bocca e i vestiti in disordine.
Non sembrano esserci testimoni nella vicenda, dai contorni ancora incerti, né persone che abbiano raccontato di eventuali precedenti incontri tra i due. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, D’Ambra avrebbe attirato la vicina nel suo appartamento ma non è ancora chiaro se l’abbia fatto solo con una scusa o anche con la forza. Gli inquirenti ipotizzavano che D’Ambra potresse anche aver tentato di abusare della ragazza, decidendo di strangolarla di fronte al suo rifiuto. Prima le avrebbe messo lo strofinaccio in bocca, per impedirle forse di urlare. Grida che i vicini hanno confuso con quelle di un bambino che vive nelle vicinanze.
D’Ambra era rientrato da qualche mese dalla Spagna dove aveva vissuto qualche anno, scontando un paio d’anni di carcere per reati legati allo spaccio di stupefacenti.