Omicidio Pamela Mastropietro, pm chiede l’ergastolo per Oseghale
Omicidio Pamela Mastropietro ergastolo Oseghale – L’8 maggio il pubblico ministero Stefania Ciccioli nella requisitoria davanti alla Corte di Assise di Macerata ha affermato che Pamela Mastropietro “non è morta di overdose, è stata uccisa da Oseghale con due coltellate. Chiedo l’ergastolo e 18 mesi di isolamento duro”.
Innocent Oseghale è accusato di aver stuprato, ucciso e fatto a pezzi la giovane ragazza romana.
Nel corso dell’udienza, citando gli accertamenti dei consulenti dell’accusa (il medico legale Mariano Cingolani e il tossicologo Rino Froldi), il sostituto procuratore ha osservato che “la morte di Pamela è avvenuta per le due ferite penetranti alla sede basale emitoracica destra dovendosi escludere l’overdose”.
“Pamela era sì, nel momento della morte, sotto effetto di oppiacei” ma i dati rilevati “non sono coerenti con un’overdose”.
La pm Ciccioli ha poi ricordato che nella relazione dei consulenti si legge che le due coltellate al fegato sono state inferte quando Pamela era viva e che la “lesività ha svolto un ruolo nel determinismo della morte”.
“La vittima, quando ancora era in vita è stata attinta alla base del torace a destra da almeno due colpi di arma da punta e taglio”.
“Ci sono evidenti caratteri macroscopici di vitalità” delle lesioni “che hanno osservato tutti coloro che hanno avuto modo di vedere il cadavere” ma “l’infiltrazione emorragica è presente anche a livello microscopico, sui vetrini” osservati.
L’accusa si è detta sicura che le ferite al fegato siano state inferte a Pamela quando la ragazza era ancora viva e ci sono “univoci risultati rispetto a tutti i test eseguiti: macroscopici, microscopici e istochimici”.
Secondo quanto affermato dalla pm, gli esiti degli esami tossicologici hanno confermato che “l’overdose si deve escludere categoricamente. Non c’è stata overdose né nel senso di mera intossicazione né nel senso letale ossia come causa della morte”.