Omicidio Giulia Cecchettin, Filippo Turetta condannato all’ergastolo: “Fu premeditato, esclusi stalking e crudeltà”. Gino Cecchettin: “Abbiamo perso tutti”
Omicidio Giulia Cecchettin, Filippo Turetta condannato all’ergastolo
Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin: è questa la sentenza dei giudici della Corte d’Assise di Venezia arrivata nel pomeriggio di martedì 3 dicembre e letta dal presidente del Collegio Stefano Manduzio.
È stata dunque accolta la tesi del pm relativa alla premeditazione del delitto, mentre sono state escluse le aggravanti della crudeltà e dello stalking. Turetta, quindi, è stato condannato per omicidio aggravato dalla premeditazione, sequestro di persona e occultamento di cadavere.
In aula, al momento della sentenza, erano presenti sia Filippo Turetta, che è rimasto impassibile, che il padre di Giulia Cecchettin, Gino. “Abbiamo perso come società, io come essere umano mi sento sconfitto, come papà non cambia niente perché ho perso tutto” sono state le prime parole del papà di Giulia.
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Il processo
Accusato di omicidio volontario aggravato premeditazione, crudeltà, efferatezza, di sequestro di persona, di occultamento di cadavere e di stalking, Filippo Turetta è detenuto nel carcere di Montorio dal 25 novembre 2023.
Il processo si è giocato soprattutto sul ruolo della premeditazione, l’aggravante che poteva determinare o meno l’ergastolo nei confronti di Turetta.
Il pm Andrea Petroni nella richiesta di ergastolo aveva parlato di “premeditazione certa” aggiungendo: “Nell’interrogatorio del primo dicembre 2023 e nell’esame dell’imputato in aula lo scorso 25 ottobre, ho avuto la spiacevole sensazione di essere stato preso in giro”.
Di diverso avviso Giovanni Caruso, legale di Turetta, che aveva dichiarato: “Ho un compito non facile: assistere, difendere un imputato reo confesso di un omicidio efferato, gravissimo e altri reati satellite. Assisto un giovane ragazzo che ha ucciso una giovane ragazza privandola della vita, dei ricordi, dei sogni, delle speranze, dei progetti e la priva di tutti i legami che la univano alle persone che l’amavano e aveva riposto in lei aspettative di un futuro radioso”.
“L’ergastolo è da molto tempo ritenuto una pena inumana e degradante, le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. L’ergastolo è il tributo che lo stato di diritto paga alla pena vendicativa” aveva aggiunto il legale spiegando perché, a suo avviso, non c’era premeditazione nell’omicidio di Giulia Cecchettin: “Se c’è uno che non sa premeditare alcunché e Filippo Turetta. Non me ne voglia Filippo ma, a meno che non sia il più consumatore degli attori, è insicuro: è insicuro di fare gli esami, non sa se riprendere a giocare a pallavolo, non sa se Giulia è ancora innamorata di lui”.
L’avvocato aveva quindi aggiunto: “Davvero credete che voglia evitare l’ergastolo? Dico una cosa un po’ triste, ma l’unico ambiente in cui Filippo Turetta può incrociare umanità ed essere considerato un essere umano sono i compagni di cella perché vivono di una umanità compromessa. La società non è pronta oggi per ospitare Filippo Turetta, questa è la realtà ed è giusto così: la pena significa tempo e lui è consapevole che gran parte della sua vita la trascorrerà in carcere”.
Parole, quello dell’avvocato difensore di Filippo Turetta, che avevano indignato Gino Cecchettin, papà di Giulia, che aveva scritto sui social: “La difesa di un imputato è un diritto inviolabile, credo sia importante mantenersi entro un limite che è dettato dal buon senso e dal rispetto umano”.
“Travalicare questo limite rischia di aumentare il dolore dei familiari della vittima e di suscitare indignazione in chi assiste. Io ieri mi sono nuovamente sentito offeso e la memoria di Giulia umiliata”.