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‘Ndrangheta, il segretario Udc Lorenzo Cesa indagato per associazione a delinquere: “Mi dimetto”

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Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc, è indagato per associazione per delinquere semplice nell’ambito dell’operazione antimafia “Basso profilo” della Dda di Catanzaro. L’abitazione romana del parlamentare è stata perquisita stamane dalle forze dell’ordine su disposizione della procura di Catanzaro.

Inizialmente fonti investigative avevano indicato come ipotesi di reato il concorso esterno in associazione mafiosa. La procura calabrese tuttavia ha chiarito che Cesa non è indagato per concorso esterno, bensì per associazione a delinquere “semplice”.

La maxi-operazione con decine di arresti è avvenuta su tutto il territorio nazionale su richiesta della procura antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri e per ordine del giudice. In manette sono finiti maggiori esponenti delle ‘ndrine tra le più importanti di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come “Bonaventura” “Aracri”, “Arena” e “Grande Aracri”, nonché di imprenditori di spessore ed esponenti della pubblica amministrazione collusi con le organizzazioni criminali.

Lorenzo Cesa conferma di avere “ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017” e spiega: “Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla Procura competente”. “Come sempre – assicura – ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese – annuncia – rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale, con effetto immediato”.

L’operazione antimafia rischia di avere dirette ripercussioni sulla crisi di governo: Lorenzo Cesa è stato coinvolto per giorni nelle trattative sui possibili “costruttori” a sostegno della maggioranza giallo-rossa. Trattativa poi naufragata per l’intenzione dell’Udc di rimanere nel centrodestra. Un corteggiamento lungo ed asfissiante quello a Cesa, che aveva persino confidato: “Io ho bloccato pure WhatsApp. Non capiscono che noi non ci muoviamo”.

L’indagine “basso profilo” ha accertato movimenti illegali di denaro per oltre trecento milioni di euro. Oltre alle misure cautelari, la Procura della Repubblica di Catanzaro ha disposto l’esecuzione di numerosi sequestri di beni aziendali, immobili, autoveicoli, conti correnti bancari e postali per un valore che è stato definito “ingente”. Nel corso delle indagini è stata anche accertata la movimentazione illecita di denaro per un valore di oltre 300 milioni di euro. Maggiori dettagli sull’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa che si terrà nella tarda mattinata di oggi presso la sede della Corte d’Appello, a cui parteciperanno il procuratore capo Nicola Gratteri, e il direttore della Dia, Maurizio Vallone.

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