Ndrangheta, anche la famiglia di Gattuso sotto estorsione: pagati tremila euro. “Solo Rino poteva risolvere tutto”
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La Ndrangheta ha bussato alle porte anche della famiglia di Rino Gattuso, l’ex calciatore del Milan e campione del mondo con la maglia azzurra nel 2006. Per convincere il padre del calciatore, Francesco, a pagare una mazzetta da 3mila euro, il boss di Schiavonea Aldo Abbruzzese, per due volte avrebbe ordinato a un suo uomo di incendiare l’auto della sorella di “Ringhio”, Ida. “La storia solo tuo fratello la poteva rivolvere e nessuno più”, dice a Ida per telefono una sua amica. Il riferimento è a una estorsione e al pagamento del pizzo. La vicenda si è conclusa male per gli estorsori, finiti in manette. Si tratta di uomini legati alla ’ndrangheta: Aldo Abbruzzese, 51 anni, e Mustaphà Hamil, marocchino, utilizzato come “spalla” per incendiare auto. I due sono accusati di estorsione aggravata.
Tutto inizia il 17 ottobre scorso, quando l’auto di Ida Gattuso va in fiamme. Era parcheggiata vicino casa. L’incendio avrebbe potuto avere conseguenze molto serie per le persone che abitano nei palazzi adiacenti. Due mesi dopo, il 15 dicembre, un’altra auto di Ida prende fuoco. La donna allora decide di denunciare l’accaduto ai carabinieri. E fa esplicito riferimento ad Aldo Abbruzzese, del clan omonimo. Racconta di aver saputo dal suo ex marito, Franco Nigro, che Abbruzzese avrebbe chiesto a suo padre, Francesco Gattuso, tremila euro. Il papà di Ida vende pesce. Il suo ex è un piccolo imprenditore. I due si erano messi in società per un affare nel fotovoltaico, e avevano ottenuto un finanziamento di 80 mila euro. Gli uomini della ’ndrangheta vengono a saperlo e scatta la richiesta del pizzo.
Ora la donna racconta di vivere nel terrore, e di avere paura per i suoi due figli. Come ricostruisce il Corriere, l’indagine va avanti. Da intercettazioni telefoniche i carabinieri scoprono che ci sarà un pagamento. E qui entra in gioco il ruolo che avrebbe avuto Rino Gattuso. L’incontro per “estinguere” il pizzo avviene in un bar di Schiavonea, il 10 gennaio. Nel locale c’è Abbruzzese. Attende l’emissario. Che arriva e gli consegna 2.300 euro, che secondo l’accusa è la seconda tranche dei 3 mila richiesti. L’emissario è Salvatore, un amico fidato dell’ex calciatore, oggi allenatore del Marsiglia. Stando alle parole di Ida, scambiate con l’amica, sarebbe stato il fratello a inviarlo.