La rivista Nature boccia il Cts italiano: “Agisce dove non ha competenza”
“Non hanno nemmeno un virologo. Agiscono dove non hanno competenze. Gli esperti hanno poca esperienza“. La rivista inglese Nature boccia senza appello l’operato del Comitato tecnico scientifico italiano. La rivista inglese forse più prestigiosa nella comunità scientifica mondiale, ha letteralmente fatto a pezzi il nostro Cts, i 24 esperti che consigliano il governo sulla pandemia di coronavirus. L’elenco degli errori non è di poco conto.
“I documenti secretati per lungo tempo. La mancanza di tamponi nel Paese fino alla confusione su cosa dovessero fare le persone asintomatiche”, sottolinea la rivista. E ancora la mancata considerazione dei centri di ricerca. Che è stata “la prima di numerose decisioni prese dal Cts. Che, nell’ultimo anno, hanno lasciato perplessi gli esperti italiani che considerano il test e il tracciamento come chiave”.
La rivista riconosce che il comitato scientifico che guida il governo sulla scelte anti-covid ha esperti di alto livello in molti campi. Ma è privo di figure che, in questa fase, sarebbero cruciali. Tra gli errori più clamoroso la mancanza di attinenza ai problemi da risolvere. Il Cts – secondo l’inchiesta della rivista scientifica britannica – ha fornito indicazioni su tematiche “su cui ha poca o nessuna competenza”. “A gennaio, ha affermato che proseguire con l’insegnamento a distanza avrebbe causato negli studenti ‘un grave impatto sull’apprendimento. La loro psicologia e la loro personalità’. L’affermazione ha avuto conseguenze sulle politiche nazionali, ma nessun membro del Cts ha esperienza in campo pedagogico. In psicologia dell’infanzia o in neuropsichiatria”.
D’altronde spiega la rivista, “meno della metà dei suoi attuali membri (del Cts, ndr) sono nominati a titolo personale, mentre gli altri sono responsabili di istituzioni sanitarie nominati d’ufficio al Cts. Solo due membri hanno una chiara esperienza nel campo della biotecnologia, ma in campi estranei alle malattie infettive”. A quel punto la rivista scrive: “Una ristretta gamma di competenze nel Cts può essere una delle ragioni alla base di tali decisioni. Il pannello ha figure di livello mondiale in pneumologia, malattie infettive, gerontologia ed epidemiologia, ma manca di aree critiche di competenza nella diagnostica molecolare, virologia molecolare e screening ad alto rendimento”.
Ad agosto, racconta Nature, Crisanti inviava al Ministero della Salute una bozza di piano per elaborare fino a 400.000 test molecolari al giorno, “un aumento di sette volte rispetto alla capacità nazionale”. Il piano, era “sostenuto da 150 accademici di diversa estrazione, si basava su un’automazione pesante e gestori di liquidi ad alto rendimento per ridurre i costi e il tempo per campione. Nemmeno Crisanti ha ricevuto risposta dal governo. I verbali delle riunioni del CTS non menzionano alcuna discussione sulla sua proposta”.
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