Filippo Facci contro Nadia Toffa: “Il cancro è una faccenda troppo seria per farla gestire alle iene”
Il giornalista si spiega in un post su Facebook
Durante i mesi della malattia, Nadia Toffa era stata duramente criticata dal giornalista Filippo Facci per il modo in cui parlava del cancro. Ora che la conduttrice de Le Iene è morta, Facci non ha cambiato idea. Il giornalista lo ha scritto chiaramente sul suo profilo Facebook nel giorno del decesso della Toffa.
“La mia opinione sul personaggio Nadia Toffa non è cambiata, ma non mi sembra il caso di tornare a esibirla proprio oggi. Lo preciso per quanti mi chiedono stupidamente conto di un’opinione che la prevista morte della Toffa (che nel febbraio 2018 andò in tv a dire ‘sono guarita’) non fa che confermare”, osserva Facci. “Il cancro è faccenda troppo seria per lasciarla gestire alle Iene: sia spettacolarizzandolo personalmente, sia trasmettendo servizi giornalistici su stregoni secondo i quali i tumori si possono curare con l’aloe, con estratti di veleno di scorpione e altre scemenze propinate a milioni di telespettatori”.
La riflessione di Facci, che sui social alcuni utenti hanno ritenuto inopportuna, segue, come detto, una serie di critiche che il giornalista aveva rivolto in precedenza alla inviata de Le Iene. Facci se l’era presa, in particolare, contro la presunta “banalizzazione dei malati” che Nadia Toffa avrebbe portato avanti con il suo modo di comunicare durante la sua battaglia contro il tumore.
Tra le espressioni di Toffa più criticate da Facci quella secondo cui “il cancro è uno dono”. Nel suo libro Fiorire d’inverno la iena aveva spiegato di essere riuscita a “trasformare quello tutti che tutti considerano una sfiga, il cancro, in un dono, un’occasione, una opportunità”.
“Non è chiaro che cosa vi fosse di ‘coraggioso’ nella mancanza di riserbo e nell’incapacità psicofisica di tenere per sè qualcosa che, altrimenti, avrebbe potuto divorarla”, commentò Facci. “Di questo tipo di reazione occorre avere il massimo rispetto, beninteso, parlarne in effetti può essere una maniera di non sprofondare nella depressione: più che un coraggio di parlarne, però, è una rispettabile incapacità di non farlo”.