Mussolini resta cittadino onorario di Salò: bocciata la revoca nella città simbolo della Repubblica sociale
Benito Mussolini rimane cittadino onorario di Salò, il piccolo comune sulle rive del Garda. L’onorificenza attribuita nel 1924 resta in vigore, come è stato negli ultimi 96 anni. Così ha deciso, a maggioranza, il Consiglio comunale riunitosi ieri sera in un municipio blindato dalle forze dell’ordine.
I dodici consiglieri della maggioranza del sindaco Giampiero Cipani hanno votato in modo compatto.
Contro la revoca della cittadinanza anche le due esponenti del gruppo di minoranza Insieme per Salò, Marina Bonetti e l’europarlamentare leghista Stefania Zambelli. I tre voti favorevoli alla revoca sono stati quelli dei consiglieri del gruppo che ha presentato la mozione, Salò Futura: Giovanni Ciato, Francesco Cagnini e Manuela Zaminato. Mozione respinta con 14 voti contrari e 3 favorevoli.
Mussolini resta così cittadino onorario del Comune che ha legato il suo nome alla Rsi. La seduta è stata controllata a vista dalle forze dell’ordine per timore di disordini.
Nell’ottobre 1943 fu fondata tra Salò e Gargnano la Repubblica Sociale Italiana, conosciuta come Repubblica di Salò. La presenza, nella cittadina lombarda, del Ministero degli esteri, delle cabine per i giornalisti e del servizio traduzioni comunicati esteri, che emettevano tutti i comunicati ufficiali della Repubblica, fece sì che quest’ultima sia conosciuta con il nome della città, anche se la capitale rimaneva ufficialmente Roma.
Poche furono le visite di Mussolini a Salò; una sola ufficiale, per rendere omaggio alla salma di Serafino Mazzolini, sottosegretario agli Esteri, deceduto nella villa Portesina di Salò il 23 febbraio 1945.
La maggioranza del sindaco Giampiero Cipani ha respinto la mozione con la motivazione che “l’unico modo per debellare l’ideologia sbagliata del fascismo è dimostrare con i fatti che la nostra idea di Stato, liberale e democratico, è quella giusta, è una mozione strumentale e anacronistica”.
Il “fantasma” del Duce continuerà ad aleggiare sulla città gardesana teatro dell’ultimo atto della dittatura fascista.