Il muro della gentilezza arriva a Milano: coperte, cappotti e libri per i bisognosi
Il muro della gentilezza a Milano: cappotti e sciarpe da lasciare a chi ne ha bisogno
Non solo Catania, il “muro della gentilezza” approda anche a Milano. Prendersi cura di chi ha bisogno lasciando coperte, sciarpe, cappotti, scarpe e tutto ciò che può far comodo a chi non ha niente per proteggersi dal freddo verrà agevolato dall’iniziativa del collettivo “Tempio del futuro perduto”.
A pochi passi dalla Fabbrica del Vapore, a via Luigi Nono, è nato il “muro della gentilezza”, una parete dove è possibile appendere indumenti che non si usano più e metterli a disposizione dei più bisognosi.
Ma il muro della gentilezza nasce come punto di scambio per tutti, aperto giorno e notte e che mette a disposizione cappotti, sciarpe, cappelli, maglioni, stivali, persino libri, cuscini, spazzolini.
Il muro della gentilezza a Milano grazie al Tempio del futuro perduto
Il primo “wall of kindness” è spuntato nel 2015 in Iran e da quel momento ne abbiamo avvistati diversi in tante parti del mondo (Pakistan, Cina, Svezia), da poco sono arrivati anche in Italia (a Roma, ad esempio, ce n’è uno sulla Cassia).
A Milano, il primo muro della gentilezza si trova a Via Luigi Nono 9, davanti al Cimitero Monumentale. Nel magazzino del Tempio, c’è una bella scorta in caso di esaurimento degli indumenti.
Come ha spiegato Matteo Bolognini, vice presidente dell’associazione Nuovo Rinascimento, a Repubblica: “Raccogliamo da diverso tempo [abiti, ndr], quindi abbiamo a disposizione un vasto assortimento. Alcuni capi li diamo alla Caritas o ad altri enti che li distribuiscono ai più poveri, altri li teniamo per il muro”.
L’obiettivo? “Quello di restituire a tutti il loro futuro perduto, coinvolgendo i ragazzi, e non solo, nelle iniziative come questa. Quando accadrà questo posto si chiamerà soltanto Tempio del Futuro”, ha aggiunto Matteo.
In tanti, per imbarazzo, preferiscono non chiedere aiuto, ma il “muro della gentilezza” nasce per superare queste barriere e supportare chi, seppur in difficoltà, preferisce non chiedere aiuto. Una volontaria spiega che “si può venire anche di notte ed è questo il bello. Non devi nemmeno bussare, prendi ciò che ti serve”.